A mail order life

Da Dollculture

Photographer and filmmaker Laurie Simmons is not new to me, due to her artistic research involving dolls, dummies, and similar simulacra. The love doll creative theme is not new to me as well - it’s just very contemporary and very sensitive. Simmons mail ordered a love doll (and this is an euphemism) from Japan and then documented 30 days of their life together – from the very first coming out of the box to becoming friends, getting dressed, taking a bath, sleeping or laying lazily in bed, exploring the house, going out, swimming … What is interesting here is a kind of de-eroticization of the love doll. I mean, she’s not pictured as a sexual object - although her silicon body speaks. All the operation is a giant and gentle euphemism, and I feel it’s captivating.
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La fotografa e cineasta Laurie Simmons non mi è nuova, grazie alla sua ricerca artistica che si serve di bambole, manichini, e simili simulacri. E neanche il tema creativo della bambola erotica mi è nuovo – è semplicemente molto attuale e molto sensibile. La Simmons, dunque, ha ordinato per posta una bambola erotica giapponese (love doll è un eufemismo) e ha quindi documentato 30 giorni di convivenza con lei – da quando è per la prima volta uscita dalla scatola al diventare amiche, vestirsi, fare un bagno, dormire o poltrire nel letto, esplorare la casa, uscire, nuotare… quel che è interessante è che c’è come una specie di de-eroticizzazione della bambola erotica. Voglio dire, non è raffigurata come un oggetto sessuale – benché parli per lei il suo corpo di silicone. Tutta l’operazione è un gigantesco e gentile eufemismo, che trovo catturante.
Other posts on the love doll theme, see January 1st and also January 2nd, 2011
Thx Ross!