Uno su mille ce la fa, recitava una vecchia canzone. Anche Ernesto, protagonista del bel romanzo A ogni santo la sua candela
La madre glielo ripete in continuazione: se c’è una cosa fondamentale che devi imparare è farti amici quelli che possono tornarti utili, corteggiare i santi
Ernesto è un allievo perfetto, esegue gli ordini della madre e ci mettete del suo. Maristella gli ha spiegato che il segreto sta nel non mettersi dietro a un unico santo.
Ogni santo vuole la sua candela, ripete sempre, il segreto è saper scegliere quello giusto.
Sono queste le fondamenta su cui si regge l’ipnotico romanzo del casertano Stefano Crupi, giornalista classe 1977, arrivato alla fama letteraria nel 2014 con Cazzimma
I personaggi che popolano le pagine di A ogni santo la sua candela raccontano di una società in cui non c’è spazio per i deboli, usati come semplici pedine per raggiungere i propri obiettivi. Allo spietato direttore (quasi di fantozziana memoria) di un noto ente pubblico, uomo molto ammirato da Ernesto, Crupi fa dire:
La cattiveria (…) è la discriminante che distingue gli uomini di successo dai perdenti.
Il romanzo di Stefano Crupi è la fotografia di un pezzo d’Italia di cui fa male dover riconoscere l’esistenza, di una società squallida e perversa in cui la reputazione si conquista a forza di colpi bassi, mazzette e santi in paradiso. In A ogni santo la sua candela gli uffici pubblici del napoletano sono nidi di vipere e oasi di nullafacenti, pronti a tutto pur di restare nelle grazie dei potenti e mantenere i privilegi acquisiti chissà come. E se avvicinarsi ai vertici, ci spiega lo scrittore attraverso la storia di Ernesto, è una missione lenta e faticosa, in cui bisogna ricorrere all’intero repertorio di scorrettezze disponibili, ritrovarsi a terra, schiacciati da qualcuno più scaltro e con un santo più potente, invece, è un attimo.
In una delle tante lezioni di “morale” Maristella dice al figlio:
Se c’è una cosa che per loro conta più di tutte è la nomea, la reputazione. Un’etichetta che ti si attacca addosso e non si scolla mai, che ti perseguita per sempre. Se odi una persona è questo lo stratagemma più efficace per screditarla: spargere una voce sul suo conto, far germogliare una maldicenza.
Con questo romanzo, drammaticamente realista, Stefano Crupi conferma di essere un conoscitore delle dinamiche perverse che regnano in certi ambienti, soffocati dai personalismi e dimenticati dalle istituzioni le quali, invece di esercitare un controllo, sono esse stesse infettate dal germe della corruzione.
Con una copertina che “spacca” (la scelta merita un applauso) A ogni santo la sua candela è un romanzo che tutti vorremmo fosse soltanto narrativa di fantasia, ma sappiamo fin troppo bene che la storia che si racconta nelle sue pagine è la stessa che leggiamo quasi ogni giorno su quelle dei quotidiani. A Stefano Crupi il merito di avere affrontato il tema e di averlo fatto con un romanzo di grande qualità.
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