C’è stato un lungo e tormentato dibattito sulla d eufonica, e fino a una cinquantina d’anni fa essa sembrò prevalere. Poi ha perso terreno. Ora, la conclusione generalmente condivisa è questa: eliminiamo la d eufonica quando la a o la e sono seguite da parola che cominci per una vocale diversa. Per esempio, diciamo e scriviamo a osservare, non ad osservare; e anche, non ed anche. Eccezione, ormai imposta dall’uso, ad esempio, non a esempio. Quando invece a ed e sono seguite da parola iniziante per la stessa vocale, la d eufonica può, anzi deve essere mantenuta. Esempi: ed entrò, non e entrò; ad aspettare, non a aspettare.
Queste sono le norme generalmente stabilite dalle redazioni dei giornali e delle case editrici. Resta il fatto che se a qualcuno la d eufonica piacesse a tal punto da usarla anche tra vocali diverse, come in ad osservare, ed anche, nessuno potrà impedirglielo accusandolo di violentare la lingua. Anzi, questa potrà tutt’al più essere considerata una ricercatezza.
(Tratto dal dizionario del Corriere)