A Panama torna la calma: raggiunto l’accordo tra gli indigeni ed il governo

Creato il 08 febbraio 2012 da Eldorado

Le comunità indigene ed il governo panamense hanno finalmente raggiunto un accordo. In una riunione organizzata con la mediazione della Chiesa cattolica a San Lorenzo, nel Chiriquí, i rappresentanti degli Ngobe Buglé e il ministro Jorge Ricardo Fábrega hanno sottoscritto un patto in cui le due parti si impegnano a riprendere il dialogo. Il governo, quindi, ritirerà le forze di polizia e libererà ogni detenuto senza che siano presentati addebiti, mentre gli indigeni cesseranno ogni manifestazione di piazza.

La repressione attuata dalla polizia, per disperdere le proteste contro l’occupazione delle terre indigene, è costata due morti e vari feriti. La situazione è precipitata a partire da sabato scorso, quando la polizia è intervenuta per liberare la Carretera Interamericana, che da giorni era interrotta in più punti. Viaggiatori, turisti e mercanzie erano rimasti isolati nella più importante via di comunicazione che unisce il Centroamerica. I picchetti ed i blocchi erano stati organizzati dai leader indigeni di fronte al rifiuto del governo di Ricardo Martinelli di intavolare un negoziato per dirimere la questione delle terre, in discussione nel Congresso. In particolare, ad avvivare la protesta era stata la mancata applicazione della legge 415 che stabilisce un regime speciale per la protezione delle risorse naturali e minerali nella riserva Ngobe Buglé.

Nel mezzo del disordine, il governo ha deciso di usare le maniere forti, rifiutando la mediazione della Chiesa cattolica e lasciando quindi mano libera all’azione della Polizia. Seguendo le indicazioni di José Raúl Mulino, titolare del ministero dell’Interno, gli agenti hanno attuato una repressione d’altri tempi, sparando su donne e bambini, imprigionando i manifestanti e fermando ogni persona di etnia indigena. La testimonianza giuntami per telefono da Manolo Miranda da Tolé, nel Chiriquí, parla di lancio di bombe lacrimogene nei villaggi, con retate casa per casa ed uso di armi da fuoco, da cui la presenza di vari feriti negli ospedali della regione. Inoltre, le comunicazioni via cellulare sono state interrotte dalla polizia per evitare il diffondersi delle notizie. Nella capitale, intanto, il presidente Martinelli di fronte ad un corteo diretto verso il Congresso, ha mandato plotoni della polizia a difendere i suoi supermercati, una misura fortemente criticata dall’opposizione che l’ha reputata anticostituzionale.

Da mesi gli indigeni –in maggioranza dell’etnia Ngobe Buglè- protestano per la Ley de Minería, che nella pratica ha consegnato intere porzioni di territorio delle riserve alle grandi compagnie estrattive. Non solo, ma nei mesi passati è stata attuata una forte politica di sfruttamento delle risorse idriche, con la costruzione di svariate centrali idroelettriche, che hanno limitato l’uso dell’acqua alle comunità indigene (su questo tema vivi rimando ad un post del luglio scorso: http://www.mauriziocampisi.com/cacciati-dalle-dighe-gli-indigeni-di-panama/).

La cosa che sconcerta è il silenzio che ha accompagnato le lotte degli indigeni panamensi, la cui battaglia, sostenuta solo dalle associazioni ambientaliste e dai sindacati, è stata praticamente ignorata dai mezzi di comunicazione. Il Patto di San Lorenzo firmato ieri sera è solo un piccolo passo per frenare gli eccessi degli ultimi giorni. Gli indigeni Ngobe Buglé sono guidati da Silvia Carrera, cacicca che ha firmato l’accordo, ma che ha lasciato in chiaro che la sua comunità attende ora un chiaro segnale da parte del governo con l’applicazione della legge 415. Anche se poi, ha affermato mestamente, ¨il mio popolo non crede più nelle autorità¨. Il testo integrale dell’accordo: http://www.prensa.com/sites/default/files/updata/2012/02/07/docs/ACUERDOSANLORENZO.pdf


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