A Phnom Sampeau, tra i templi e le killing caves

Creato il 04 aprile 2014 da Clamore79

Ci sono dei posti che ti entrano nel cuore, che ti colpiscono fin da subito, a volte anche senza un motivo chiaro. Semplicemente ti fanno provare delle emozioni forti, emozioni che ti farebbero restare ore in quel posto. In Cambogia c'è un luogo dove ho lasciato un pezzo di cuore. Non è Angkor Wat. Sì, è un tempio, ma è qualcosa di diverso dai sontuosi templi dell'antico impero khmer.
È Phnom Sampeau, nella Cambogia nord-occidentale, non lontano da Battambang. Si trova sulla sommità di una collina da cui si ha una vista meravigliosa sulla campagna circostante. Si può salire a piedi la ripida scalinata oppure seguire la strada in cemento, oppure farsi dare un passaggio in scooter. Noi optiamo per il passaggio in scooter. Gli scooteristi attendono i turisti ai piedi della collina, non lontano dal villaggio. In un paio di minuti siamo in cima.

Phnom Sampeau in realtà non è un tempio, ma un complesso di templi, dai colori molto vivaci, inframezzati dai fiori di buganvillea e da piante di ogni tipo. Il complesso è disposto su vari livelli e ognuno è una scoperta, da visitare con calma. Sul punto più alto della collina, tra statue, pagode dorate, fiori e templi colorati è tutto un incanto.  Sullo sfondo i colori della campagna, qua e là punteggiata da qualche palma.

In quel posto, mi sento terribilmente in pace con me stessa, serena e beata, forse come non mai. Se c'è un posto che può instillare pace e indurre alla meditazione, allora deve avere le sembianze di Phnom Sampeau. Rimarrei qui ore semplicemente a osservare quello che mi circonda.
Assorta nella contemplazione beata e nel silenzio dei miei pensieri, entro in un tempio in cui in quel momento non c'è nessuno, solo un monaco che riposa nella sua amaca. Vedendomi scende di fretta dal suo giaciglio e mi invita a sedermi di fronte a lui. Mentre recita alcune frasi prende dell'acqua da una bacinella e mi asperge, mi fa congiungere le mani unendo i palmi con le dita rivolte verso l'alto e mi fa fare un accenno di inchino per tre volte. Namaste.

Mi piace pensare che il monaco, con quei gesti, in quel momento, mi abbia in un certo qual modo "benedetta", o forse, più semplicemente, abbia instillato in me una sferzata di spiritualità. Di sicuro in quel momento ha instillato in me l'amore per l'Asia.

I macachi di Phnom Sampeau sono terribili!

La pace è presto compromessa appena scendo: ecco le famigerate scimmie di cui ci hanno messo in guardia. Da amante delle scimmie quale sono, ammetto però che in quel momento ho avuto un momento di timore. Abbandono presto i biscotti che ho con me, ma non soddisfatti i macachi mi obbligano a consegnare anche il (buonissimo!) tè freddo che sto bevendo. Terribili!

Ecco che fine ha fatto il mio tè..

Scendendo dalla cima, seguendo un percorso sulla destra, scendiamo lungo una scalinata attraverso un canyon tra le rocce. Qui ci sono le killing caves, Grotte dell'eccidio di Phnom Sampeau, uno dei tanti infami capitoli della follia genocida compiuta dai khmer rouge nel corso degli anni '70. Una bellissima statua dorata con il Buddha reclinato, sorridente, stride fortemente rispetto a ciò che si trova lì vicino: una teca trasparente che racchiude teschi e ossa umane. I khmer rouge torturarono e gettarono molte persone dalla cavità a strapiombo tra le rocce. Un orrore indicibile.



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