A Poggiodomo la quercia e il noce più vecchi d'Italia

Creato il 07 marzo 2015 da Berenice @beneagnese

L'antica quercia è diventata un luogo sacro

A Poggiodomo, il più piccolo Comune dell'Umbria, ci sono più alberi che case. Le piante crescono nei boschi ma anche dentro e a ridosso del paese. Hanno una loro identità e, spesso, una storia particolare.

Quella della quercia che si trova vicino alla chiesa del Cimitero me la raccontano Loredana Piergentili dell' "Associazione per Poggiodomo" e suo zio Fabrizio che ha settantotto anni, mentre mi accompagnano a vederla tra la neve insieme ad altre due signore. In paese la chiamano la quercia della Madonna. Un fulmine tanti, tanti anni fa, si scagliò sull'albero maestoso e lo spaccò in due parti aprendo una cavità in basso sul davanti. In altre situazioni quella quercia sarebbe diventata solo un legno secco, invece straordinariamente la sua vita è continuata in un solo, lungo ramo, che a primavera si riempie di foglie spogliandosi in autunno.

Loredana e Fabrizio, ripetono quello che in paese i vecchi hanno sempre raccontato: un giorno da qui passò la Vergine Maria che sfiorò quel ramo della quercia, preservandolo per sempre da fulmini e intemperie.

Due cinghie tengono insieme le parti del fusto per non farle cadere. Gli abitanti di Poggiodomo hanno costruito all'interno del tronco cavo un altarino in pietra e vi hanno deposto un'immagine della Madonna. Anche il Parroco don Saverio durante la Processione di Ferragosto vi fa una tappa. Il sacro si fonde con la natura.

Il ramo, bene prezioso, è sostenuto da un supporto di legno e metallo costruito una ventina di anni fa dalla Comunità Montana della Valnerina e restaurato di recente da Properzio Nervo, un poggiodomese emigrato a Roma.

La quercia della Madonna di Poggiodomo è una delle più antiche d'Italia. Il comandante della Guardia Forestale di Monteleone di Spoleto, Diego Bellachioma insieme all'agente Marco Chiaretti, dice che supera i seicento anni. Anche il fulmine è caduto da tanto tempo.

Fabrizio ha settantotto anni e dice che anche sua madre, morta centenaria, ricorda la quercia così, spaccata in due. Anche Loredana ha ancora nelle orecchie la voce della nonna Rina e delle vecchie del paese: ' Si seccherà tutto ma rimarrà quel ramo, non finirà mai'.

In passato davanti alla cavità c'era una pietra per inginocchiarsi e dentro una Madonnina di coccio che una mano irriverente rubò circa trent'anni fa.

La quercia della Madonna. A volte nella cavità si rifugia un falchetto ed ecco che l'albero mutilato diveta una casa per gli altri esseri del Creato. Sulla parte sinistra uno strato di muschio addossato al tronco segna il nord, a destra il terreno degrada nell'orto di Fabrizio e poi nel campo che ospita un altro mistero, la fitta fioritura dei narcisi di Pasqua che in quel terreno, e in quello soltanto, si ripete ogni anno da tempo interminabile.

Oggi c'è la neve ma dai campi di Fabrizio si stagliano i profili delle viti maritate agli alberi d' acero. Il contadino di Poggiodomo, ex postino ed ex operaio forestale fino al 2013, coltivava e raccoglieva uva Pecorino, Martone, uva Genova. A 970 metri d'altitudine. Dieci- dodici quintali per anno - dice- e pur non vinificando più ancora continua a potare.

"Com'era il vino?" - chiedo.

"Aspro. Ci volevano due a reggerti e uno a buttartelo giù."

Poi con la mano indica il Monte Coscerno da un lato e dall'altro La Rua, la montagna dietro Roccaporena dove Santa Rita - racconta- portava al pascolo le pecore.

Nel mezzo dei monti il vallone di Poggiodomo mitiga il clima e fa crescere fichi e noci in abbondanza. Se a Poggiodomo l'Associazione turistica dovesse fare una sagra dovrebbe scegliere le noci- dicono in paese- perché un tempo la gente ci campava e adesso lungo la strada chiunque in ottobre ne può raccogliere un sacco.

Quindi oltre all'antica quercia miracolosa diventata un tempio, nel paese c'è un altro albero importante: un noce. Si trova a cento metri dal Centro di educazione ambientale, vicino alla fonte dei trocchi e pare che sia il noce più vecchio d'Europa.

Forse hanno ragione. Qui anche le persone sono longeve: oltre alla mamma di Fabrizio Piergentili, il viticultore, morta a 100 anni, in paese c'è Aldo che ne ha 102 e a Mucciafora, la frazione vicina, c'è Renata che di anni ne ha 107.


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