La sentenza della Corte Federale di Portland, nell’Oregon, è destinata a diventare una pietra miliare per le future cause contro i preti pedofili. Il provvedimento emesso dal giudice Michel Mosman sancisce che la Chiesa non può essere considerata una multinazionale e quindi un sacerdote non è un dipendente.
Da ciò deriva che i vertici della Santa Sede non sono da considerare responsabili degli abusi dei preti e che i danni devono essere risarciti dal colpevole e dall’ordine di appartenenza e non direttamente dal Vaticano.
La causa verteva sugli stupri commessi dal reverendo Andrew Ronan (peraltro morto nel ’92), appartenente ai “Servi di Maria” a cui erano addebitati delle violenze sia in Irlanda che negli Stati Uniti. L’avvocato Jeff Anderson, legale di una vittima, puntava a dimostrare la responsabilità civile dei vertici della Chiesa, a partire dal Papa. La denuncia della vittima era scattata nel 2002 e la Corte Suprema aveva respinto la richiesta di immunità del Vaticano, rimandando il fascicolo al tribunale dell’Oregon.
La Corte ha però respinto la richiesta, stabilendo che il Papa non è il “datore di lavoro” dei sacerdoti. L’ordine aveva coperto Ronan per 15 anni finché la Santa Sede era stata informata e aveva spinto i Servi di Maria a ridurre il reverendo allo stato laicale. L’avvocato Anderson è lo stesso che sul 2010 sul caso Murphy, colpevole di centinaia di abusi tra gli anni ’50 e ’70, voleva coinvolgere direttamente il Papa, ma il tutto era finito in un’archiviazione.
Fonte: Corriere della Sera