A posteriori. (pubblicità progresso)

Creato il 26 luglio 2010 da Vix

L’ineffabile Chuck Palahniuck, nel suo retrogrado* e metalogico secondo romanzo “Survivor”, fa esclamare ad un personaggio: “Dio, mi ero dimenticata di quanto ti facesse star bene riuscire ad ottenere un risultato!”. La personaggia in questione è un’assistente sociale in visita ad un suo assistito, il protagonista del romanzo. Ed il lavoro di cui ella sta esaltando le proprietà benefiche è una funzione squisitamente di servizio. Nella fattispecie si tratta, appunto, del servizio igienico del protagonista: cooptata dal suo psicolabile assistito, l’assistente sociale scopre la gioia di ripulire, con un vecchio spazzolino da denti e dell’acido muriatico, le macchie di umidità che anneriscono le fughe tra le piastrelle del bagno. Non vi rovinerò la sorpresa rivelandovi dove la nuova passione per le pulizie straordinarie condurrà l’assistente sociale di “Survivor”. Volevo soltanto, prendendo spunto dal lancinante mal di reni che un weekend di bricolage mi ha regalato, ammonirvi sui pericoli dell’entusiasmo zelota che certe innocue attività possono suscitare. Il fai-da-te implicitamente include –del-male-a-te-stesso. E pensarci dopo equivale, quasi sempre, a pentimenti tardivi accompagnati da litanie blasfeme. Meglio ricordarselo prima, e resistere alla tentazione o al seducente invito di qualche bricolomane in vena di proselitismo. Tanto, per morire e per pagare (l’artigiano giusto) c’è sempre tempo.
* retrogrado in questo caso non è un giudizio ma un’osservazione: il romanzo comincia con il capitolo 48 e finisce con il capitolo 1.

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