Un uomo cammina per le strade fredde e innevate di New York, senza neppure un cappotto addosso, ma porta con sè la custodia di una chitarra acustica. L'atmosfera ricorda molto da vicino la copertina di The freewheelin' Bob Dylan, e non è un caso.
A proposito di Davis descrive l'ambiente dei musicisti folk nel Village nei primissimi anni 60. La figura di Bob Dylan aleggia in ogni inquadratura senza tuttavia comparire (quasi) mai. La musica è probabilmente il personaggio a cui è dedicato il maggior metraggio nella pellicola: ci sono moltissime canzoni, accuratamente selezionate, riprese dal principio alla fine e cantate in presa diretta dagli stessi attori.
Senza azzardarsi nella ricostruzione storiografica, i fratelli Coen ricostruiscono un'atmosfera ispirando i propri personaggi a figure reali, ispirandosi alla autobiografia di Dave Van Ronk, un musicista folk attivo in quel periodo (fu lui ad arrangiare due famosi pezzi del brimo album di Dylan: Baby, let me follow you down e la celeberrima House of the rising sun). L'operazione si potrebbe quasi considerare una docufiction, data la sostanziale assenza di una trama, che - devo ammettere - lascia abbastanza scombussolato lo spettatore.
Llewin Davis, il personaggio principale, è un giovane musicista folk che vive la propria vita alla ricerca di ingaggi, dormendo sui divani di amici e conoscenti, nella speranza di essere notato da qualche produttore importante (fa anche un viaggio fino a Chicago per conoscere il famoso Bud Grossman, che nella realtà diventerà di lì a poco il manager di Dylan) e ottenere finalmente il successo che ne "certifichi" il talento. Non è il talento a far difetto in Llewin, a ben vedere, ma la volontà e la determinazione. Come tutti coloro che non conoscono con esattezza il proprio posto nel mondo, Davis si lascia vivere giorno per giorno, costantemente combattuto fra l'ansia per i successo e la difesa della propria purezza artistica. Con quale sogghigno di sufficienza partecipa alla jam session con Jim e Al Cody! E' talmente fuori fase che non riesce neppure ad arrendersi, quando decide di imbarcarsi nella marina mercantile scopre di aver gettato via le licenze d'imbarco!
E tuttavia proprio quando lo vediamo ormai sconfitto la storia riprende da capo; forse non tutto è perduto per la carriera di Llewin.
I personaggi sono tutti, quale più quale meno ispirati ad artisti realmente esistiti; per raccapezzarvi nel guazzabuglio delle corrispondenze vi consiglio di leggere questo post. Il protagonista è interpretato da Oscar Isaac (visto - con dubbi - in Robin Hood, più convincente in Drive) che disegna un Llewin sempre più perplesso dalle grottesche disavventure che si susseguono. Carey Mulligan meriterebbe l'Oscar per l'insulto più bello dell'anno ("tutto quello che tocchi diventa merda, sembri il fratello idiota di Re Mida!"), John Goodman impersona un jazzista eroinomane (del resto...sono mai esistiti jazzisti non tossicomani?) e malmostosissimo, Justin Timberlake ancora una volta sceglie con oculatezza un ruolo secondario ma che gli si cuce addosso molto bene.
Ben curati i costumi di Mary Zophres (collaboratrice abituale dei Coen, ma ha fatto anche cose molto diverse come Iron Man 2 e Interstellar il prossimo e attesissimo film di Christopher Nolan).
Bruno Delbonnel (Il favoloso mondo di Amélie, Across the Universe, Dark Shadows) si è guadagnato come minimo la nomination all'Oscar per la fotografia, ispirata proprio alle copertine dei primi album di Bob Dylan.
Il film è molto difficile da seguire dal momento che gli avvenimenti rappresentati sullo schermo non sono legati logicamente fra loro: da un lato ciò che interessa i Coen è rendere l'idea di un ambiente artistico in uno specifico momento storico, dall'altro è importante per il film che il protagonista sia sbattuto di qua e di là senza un motivo. La struttura circolare della sceneggiatura riesce però a dare una significato a tutto quanto. Anche se rispetto al loro solito mi pare che le citazioni filmiche siano meno numerose del solito (degno di nota però il nome del proprietario del locale in cui Llewin si esibisce abitualmente: Pappi Corsicato), Inside Llewin Davis resta una delle opere più indecifrabili dei Coen, privo com'è di un personaggio coinvolgente e di una storia con un inizio e una fine. Se la pellicola nel suo complesso non entusiasma, l'eleganza compositiva, le ottime prove attoriali (per nulla premiate dall'Academy) e la interessante colonna sonora ne fanno una pellicola che merita di essere vista.
2013 - A proposito di Davis (Inside Llewin Davis) Regia: Ethan Coen, Joel Coen Fotografia: Bruno Delbonnel Costumi: Mary Zophres Scenografia: Jess Gonchor