Probabilmente no, eppure è difficile non fare i conti coi suoi romanzi, non fosse altro che per lamaniera massiccia in cui hanno occupato le librerie di mamme e nonne. E comunque, nonostantela polvere del tempo, vale la pena di parlarne, in primis come fenomeno di costume più complessodi quanto non appaia. Quale romanzo consigliereste a chi Liala non l’ha mai letta, ma è curiosa diformarsi una propria opinione in proposito?
Lucilla."Ci vuole un'ala anche nel nome...." Così Gabriele D'Annunzio gratifico' una giovane scrittriceche avrebbe conosciuto un successo incredibile.
Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi vide la luce il 31 marzo 1897 sul lago di Como;andata sposa ad un ufficiale di Marina molto più vecchio di lei, conobbe l'amore nella persona delmarchese Vittorio Centurione Scotto, ufficiale della Regia Aeronautica.
Un amore assoluto, purtroppo finito tragicamente, che segnerà la vita di Liana più profondamente diquanto ella immagini, perché da qui nascerà la scrittrice che tutte conosciamo; si', perché il volo, gli
aerei e i nobiluomini (e nobildonne) saranno delle costanti nella produzione letteraria di colei chenon a caso il Sommo Vate volle ribattezzare Liala.
Patrizia. Liala prese a scrivere per fuggire almeno un poco dalla disperazione per aver perduto il suo
grande amore, e ben presto il successo le arrise in maniera forse perfino inaspettata, e “socialmentetrasversale”. I suoi romanzi venivano divorati con avidità da ricche signore borghesi e da sartine, damodeste operaie e mogli di alti ufficiali. Le sue protagoniste incarnano ideali di puro sentimento,non escludono d’immolarsi per l’amato e per l’onore, e anelano a candidi e casti fiori d’arancio.
Per le eccentriche c’è poco spazio, e le “peccatrici” sono destinate a finir male. Eppure, per moltelettrici, le pagine di Liala hanno un sapore di deliziosa trasgressione, visto che trascinano nel bel
mondo e in un turbine amoroso di viaggi, dichiarazioni, balli, gesti teatrali e spettacolari vestiti.
Liala, dopotutto, cantava l’eburnea tradizione, ma era anche una donna controcorrente, non solo pervicende private: le piaceva spiccare nella conversazione, scegliere l’originalità e l’insolito, vestirein modo personalissimo, tanto che il suo abito da sposa, finalizzato a esaltare la chioma fulva, era di
velluto castagna con sbuffi di voile rosa. Chissà se l’avventura dei piloti impavidi, quando le donneerano ritenute “della razza di chi rimane a terra”, poteva sublimarsi nei voli frivoli di abitudini sopra
le righe…
Lucilla. Voli arditi tra le nuvole, donne volitive ma mai volgari e protagonisti assolutamente ligi al bonton; Liala era tutto questo, ma molto di più: buoni sentimenti, certo, ma anche problematiche socialiinusuali per l'epoca, lezioni di stile e di comportamento, nonche'incursioni in mondi prettamentemaschili. Si', perché non si può tacere di alcuni dei temi cari a questa scrittrice, ossia l'amore per
il volo e la predilezione per un ambiente, quello militare, che traggono entrambi ispirazione dallevicende vissute in prima persona.
Come dimenticare quello che fu il suo primo successo, quel "Signorsì" che la lancio' nell'olimpo delrosa, vero paradigma di tutto ciò che, per il futuro, fu Liala: il bellissimo e gelosissimo duca Furio
innamorato della sua donna in maniera quasi feroce, il suo dolente rimpianto per averla persa che siscioglie in un volo nel blu, sperando di incontrarla di nuovo.
Romanzo audacissimo per l'epoca, parlava in modo disinvolto di amanti, relazioni extraconiugali,tradimenti, ma anche di moti di gelosia talmente violenti da potersi adattare anche ai nostri giorni.
Patrizia. Così antica, così moderna: forse in questa sottile doppiezza, che magari lei avrebbe consideratoparte della civetteria femminile, Liala e i suoi romanzi sortiscono spesso, mi si passi il paragonebislacco, un effetto marea. Vanno e vengono, insomma. Molte di noi se li sono ritrovati fra le manida ragazzine, anche perché la copiosa produzione di questa eccentrica zia del rosa era entrata,trionfalmente o di nascosto, nelle librerie di un gran numero di mamme e nonne, e non hanno saputo reprimere qualche risatina davanti a nomi a dir poco insoliti e situazioni melodrammatiche;eppure, proprio come il ritorno della marea, Liala, se riletta e ripensata, è un compendio di vitafemminile, con righe che, nel bene e nel male, parlano di un essere donna senza tempo.
Poco importa se, nella realtà e sulla carta, Liala detestava i pantaloni muliebri, ed esaltava signorinefascinose maignorantelle, come quella “Lalla che torna” che ordinava con stile al ristorante e non
sapeva un accidenti di storia, perammissione sua e del suo mentore, che ne aveva amato la defuntazia. Avrei preso a schiaffi certi personaggi…eppure, diciassettenne, ho pianto calde lacrime su
“Dormire e non sognare”, immemore di come, durante la lettura, trovassi quasi schizoide un’eroinadapprima innamorata del languido Morello ( nome equino?), poi, dopo vicissitudini e disavventure,
adorata da tal solido Dino, dal quale riceve in dono un equino, stavolta in pelo e garrese…a cuiimpartisce il nome…Dino-Cavallo!
Lucilla. Ecco, un capitolo a parte andrebbe dedicato appunto ai nomi: mai banali, ma, come minimo,inusuali, a volte onomatopeici. Ed ecco sfilare davanti alle trepide lettrici teorie di Velella, Neva,
Cipriana, Immacolata, Chiarella, Fulgenzia, Nais, Ubalda, oppure, per la parte maschile, il gia'citato Furio, Loni, Liutpold, spesso appellati dalle rispettive coprotagoniste col solo cognome, unvezzo proprio della nostra antesignana del rosa.
Liala maestra di stile e specchio fedele della moda di un'epoca, inoltre: indimenticabili certe pagineambientate in eleganti atelier, o dalla sarta, dalla modista (ancora ignoto il termine stilista), ledescrizioni di toilette semplici oppure molto elaborate, di scelte di stoffe, abbinamenti di colore,pettinature....quelle che chiamiamo outfit mutuando il termine dalla lingua inglese, cosa che Liala
non avrebbe mai fatto, nella sua incessante ricerca del purismo della propria lingua.
E così, tra un ufficiale dell'aeronautica e una cantante lirica, Liala attraversa quasi tutto il ventesimosecolo, approdando anche al ventunesimo.
La sua prosa che un tempo fu ardita cambia nel tempo, diventa più convenzionale, gli amoriproibiti e gli idilli segreti restano sempre, ma trapela la disapprovazione, che scompare solo doporegolare cerimonia nuziale; le ragazze sono tutte casa e famiglia, anche quando, per necessità,
esercitano la poco nobile professione di chanteuse di una rivista e gli uomini mai chiederebberoloro la "prova d'amore", pur desiderandola enormemente. Eppure, anche amori così apparentementecasti suscitavano trepidazione, senza necessità di descrizioni di accoppiamenti che Liala avrebbe
giudicato volgari: come lei stessa ebbe a dire, nei suoi libri di coppie a letto ne aveva mandate tante,ma sempre stendendo un velo di pudicizia.
Patrizia. Outfit, ma anche interior design: se conosciamo l’abbigliamento della protagonista senza chesi tralasci nemmeno la morbidezza della sottoveste o la finezza delle calze, allo stesso modoentriamo in stanze di cui vengono dipinte lampade, piante ornamentali, cassetti e scomparti dei
capienti guardaroba, tappeti e…accessori da bagno. Già, perché non solo Liala si fregiava delmerito di aver spinto a una migliore igiene personale non poche italiane, ma sembra avere una
predilezione al limite dell’insistenza per un olfatto da carezzare con essenze, schiume da bagno,cipria profumata, virili saponi. Probabilmente, non troverebbe stuzzicanti certi romanzi westerno contemporanei…non solo le sue eroine galleggiano, senza un capello fuori posto, in nuvole dicolonia: i signori uomini sono a loro volta profumatissimi, ben lontani da certi maschi afrori cari adaltre autrici, e avulsi da lavori manuali scomposti e umili. Non li troviamo certo a piantar chiodi,
senza camicia e volgarmente accaldati!
E, se sfumano le scene d’effusione, la sensualità quasi si sublima fra lenzuola di seta, cuscini,vestaglie e fazzoletti. Azzardando, verrebbe da supporre che questi templi di sofisticato, allusoerotismo, siano una sorta di correlativo oggettivo della passione che divampa fuori scena, in
dissolvenza.
Lucilla. Liala come vera e propria maestra del buon vivere? Certo, leggendo le sue pagine si scopronomagici mondi in cui nessuna donna oserebbe uscire al mattino con un abito da pomeriggio o vestirsi
d'azzurro con la sola scusa di una capigliatura bionda....e nemmeno troveremmo un uomo chenon curi scrupolosamente il proprio corpo, che vesta in maniera trasandata o che non disponga di
completi adatti ad ogni mondana occasione.
Il mondo di Liala e' spesso lontano dagli affanni di tutti i giorni dei comuni mortali, visto che i suoiprotagonisti sono di preferenza duchi, marchesi, ricchi industriali o signorine bennate che spesso
non sanno nemmeno cosa significhi lavorare.
A volte viene il sospetto che, più che descrivere la realtà di un ambiente dorato che non esiste più,Liala creasse per lo più situazioni che con il mondo reale avevano ben pochi contatti. Ma forse èanche per questo che riscuoteva (e ancora riscuote) un successo difficile da spiegare fino in fondo.
Patrizia. Come non darti ragione? Liala aveva colto , in anticipo sui tempi e anche in controtendenza coni romanzi d’appendice ancora, negli anni del suo esordio, fitti di tristi abbaini, umane miserie più o
meno riscattabili, lacrimevoli squallori, la chiave di un successo enorme: la stessa con cui schiudevaalle lettrici mondi dorati, elegantissimi, dove nessuna banale incombenza distrae i protagonisti
dai loro sentimenti, e perfino drammi e tragedie si consumano come sotto rutilanti riflettori delcinematografo. La sua miscela di sogno e realtà, dato che l’innamoramento, la gelosia, le paure,le gioie, pur se esasperate, sono riflesso di una gamma psicologica in cui pure chi non avrebbe mai
avuto né una cameriera personale, né un cappotto bordato di volpi argentate, poteva riconoscersi,prevede anche, insieme a sapori dolci e liquorosi, lo zenzerodell’ironia. Le donne di Liala hanno
licenza, talvolta, di scherzare, di mostrarsi un poco anticonvenzionali, di “épater les bourgeois”con libertà da vere aristocratiche, quando pochi erano gli ambienti in cui il senso dell’umorismo e
l’originalità venissero ritenuti pregi femminili.
Così, quando Liala ancora scriveva e dettava, ricevendo cumuli di posta dalle ammiratrici, eppurepareva destinata senza rimedio a finire in soffitta con la sua prosa infiocchettata, i telefoni bianchi,
i bicchierini da ratafià e le pantofole di raso, a riscoprirla per il grande pubblico e i media pensòun personaggio inatteso: Aldo Busi. Difficile immaginare uno scrittore più lontano da pagine dimerletti e sospiri: eppure Liala accettò di essere intervistata da lui, anacronistica per l’editoria, ma
sempre libera nello spirito.
Lucilla. Proprio lui, Aldo Busi, uno che, piaccia o non piaccia, sa riconoscere un fenomeno di costume, eche riesce a tributare elogi a chi lo merita.
La nostra Liala ha riscosso encomi a destra e a sinistra, riuscendo a dribblare chi la dava per finitagià molti anni fa e veleggiando tranquilla in mezzo ai suoi zuccherosi protagonisti e alla sua prosa
così caratteristica.
Non sembri inusitato paragonarla ad una Barbara Cartland un po' più originale e meno melensa,una dolce zia che, dall'alto della sua esperienza a volte triste, a volte serena, riusciva a creare oasid'evasione alla portata di tutte. In fondo, la sua dote più grande era forse proprio questa: prendereper mano le donne, fossero studentesse, sartine, casalinghe o operaie e condurle in un mondomagico dove tutto era possibile.
Ora che ha raggiunto chi le fu più caro, mi piace immaginarla così, in mezzo alle nuvole che tantosignificarono per lei, davanti alla sua antiquata macchina da scrivere, avvolta in un abito di magliacolor malva, illuminata da un vezzoso abat-jour, velato da un malizioso foulard ricordo di ore
d'amore....