Almeno un pizzico di verità - come quasi sempre succede- nei commenti diversi o opposti alle ultime parole di Monsignor Galantino. Che descrive la politica di oggi come "un un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e furbi". Per me l'affermazione è ovvia e difficilmente controvertibile. Anche "harem" è forse parola maliziosamente allusiva, comunque accettabile. Si sono realizzati anche harem veri, fuor di metafora, nell'ultimo ventennio. Si può criticare soprattutto la generalizzazione implicita nelle parole di Galantino. Non tutti i politici appartengono ad harem (in senso figurato) o sono cooptati o soprattutto furbi. E' l'obiezione di molti. Obiezione valida, ma solo un po'. Perché non possiamo cavarcela così: "Alcuni politici onesti, alcuni capaci, altri no". Mi sembra invece vero che è in atto un processo di degrado nella selezione della classe dirigente per cui la qualità media è profondamente deteriorata. Non si è faziosi d'altra parte, a dispetto dei cerchiobottisti, se si evidenzia che il marcio non è distribuito egualmente fra le forze politiche. Inevitabilmente il potere attrae i peggiori, quelli che cercano nella politica la soluzione di problemi personali di sopravvivenza e carriera. Più difficilmente i furbi cercano spazio nelle opposizioni; non comunque nelle opposizioni che difficilmente diventeranno governo locale e nazionale. Ad alimentare comunque harem e furbi c'è la vincente cultura del successo - costi quel che costi. E la pedagogia vincente per cui la realizzazione personale si misura con seconde e terze case e cene con ostriche e champagne. Inevitabile che soprattutto chi non ha titoli e competenze specifiche preferisca spendersi nello spazio della politica, anzi negli spazi amicali della politica in cui si è valutati solo per fedeltà. Se poi si è capaci di conquistare pubblico (cioè elettori) inventando spiritosi tweet contro un capro espiatorio (immigrati, Merkel o il primo che passa) il gioco è fatto e la carriera assicurata. Mi pare che questo abbia voluto denunciare precedentemente Galantino. Suscitando le reazioni dei leader populistici nostrani ed anche del governo, non risparmiato in tema di accoglienza. Quel che manca nel discorso di Galantino è la terapia. Che forse non può esserci,al di là dell'appello etico tipico della Chiesa. Direi due cose. LA PRIMA.Serve una educazione non moralistica, bensì nel segno della ragione che ci insegni che la bulimia di potere e di denaro non è solo eticamente discutibile ma soprattutto distruttiva di chi ne è affetto: una nuova pedagogia della decrescita (anche personale) felice. Processo lungo ed urgente da avviare. LA SECONDA. Serve inventare un sistema "retributivo" che non premi (e neanche penalizzi) chi scelga la politica. Ad esempio che l'impegno politico di ognuno sia retribuito con l'esatto equivalente della ultima retribuzione percepita al lavoro; ovviamente con ragionevole tetto. Partirei da qui.
Almeno un pizzico di verità - come quasi sempre succede- nei commenti diversi o opposti alle ultime parole di Monsignor Galantino. Che descrive la politica di oggi come "un un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e furbi". Per me l'affermazione è ovvia e difficilmente controvertibile. Anche "harem" è forse parola maliziosamente allusiva, comunque accettabile. Si sono realizzati anche harem veri, fuor di metafora, nell'ultimo ventennio. Si può criticare soprattutto la generalizzazione implicita nelle parole di Galantino. Non tutti i politici appartengono ad harem (in senso figurato) o sono cooptati o soprattutto furbi. E' l'obiezione di molti. Obiezione valida, ma solo un po'. Perché non possiamo cavarcela così: "Alcuni politici onesti, alcuni capaci, altri no". Mi sembra invece vero che è in atto un processo di degrado nella selezione della classe dirigente per cui la qualità media è profondamente deteriorata. Non si è faziosi d'altra parte, a dispetto dei cerchiobottisti, se si evidenzia che il marcio non è distribuito egualmente fra le forze politiche. Inevitabilmente il potere attrae i peggiori, quelli che cercano nella politica la soluzione di problemi personali di sopravvivenza e carriera. Più difficilmente i furbi cercano spazio nelle opposizioni; non comunque nelle opposizioni che difficilmente diventeranno governo locale e nazionale. Ad alimentare comunque harem e furbi c'è la vincente cultura del successo - costi quel che costi. E la pedagogia vincente per cui la realizzazione personale si misura con seconde e terze case e cene con ostriche e champagne. Inevitabile che soprattutto chi non ha titoli e competenze specifiche preferisca spendersi nello spazio della politica, anzi negli spazi amicali della politica in cui si è valutati solo per fedeltà. Se poi si è capaci di conquistare pubblico (cioè elettori) inventando spiritosi tweet contro un capro espiatorio (immigrati, Merkel o il primo che passa) il gioco è fatto e la carriera assicurata. Mi pare che questo abbia voluto denunciare precedentemente Galantino. Suscitando le reazioni dei leader populistici nostrani ed anche del governo, non risparmiato in tema di accoglienza. Quel che manca nel discorso di Galantino è la terapia. Che forse non può esserci,al di là dell'appello etico tipico della Chiesa. Direi due cose. LA PRIMA.Serve una educazione non moralistica, bensì nel segno della ragione che ci insegni che la bulimia di potere e di denaro non è solo eticamente discutibile ma soprattutto distruttiva di chi ne è affetto: una nuova pedagogia della decrescita (anche personale) felice. Processo lungo ed urgente da avviare. LA SECONDA. Serve inventare un sistema "retributivo" che non premi (e neanche penalizzi) chi scelga la politica. Ad esempio che l'impegno politico di ognuno sia retribuito con l'esatto equivalente della ultima retribuzione percepita al lavoro; ovviamente con ragionevole tetto. Partirei da qui.