Nella sua rubrica settimanale, il giornalista di Repubblica Alberto Statera, ieri affrontava il tema della privacy (l'ho ripreso da qui).
Provando a guardare l'argomento non dalla solita parte, cioè quella dei politici che vengono beccati con le mani nel sacco (vedi caso D'Alema).Ma dalla parte dei comuni cittadini italiani, quelli per cui Antonello soro è garante (della privacy).
Per cercare di risolvere il problema delle telefonate "selvagge" che riceviamo più o meno tutti dai call center, Soro aveva segnalato l'anno passato la stortura del registro delle accettazioni.
Nessuno se lo era filato.Mentre ora, la sua proposta di bavaglio per la stampa (perché di questo si parla) per bloccare la pubblicazioni delle intercettazioni, ha avuto una certa eco sui giornali.
Una sola cosa, nella lettera di Soro al premier, è pienamente condivisibile: “la privacy in Italia è sempre più soccombente”. Ma non perché i giornali pubblicano notizie su personaggi pubblici e potenti, ma perché l'Autorità che presiede, come peraltro molte altre, si è rivelata un ente inutile rispetto alla difesa della qualità della democrazia per i cittadini comuni, che non hanno i telefoni intercettati se non sono sospettati di gravi reati. Ma i cui telefoni sono continuamente assediati da un marketing selvaggio e incontrollato. Soro è presidente dell'Autorità dal 2012 e nel corso della sua presidenza il marketing selvaggio attraverso telefonate indesiderate a ogni ora del giorno e della notte si è moltiplicato, è diventato una peste per centinaia di migliaia di cittadini indifesi. Il bombardamento telefonico di Telecom, Vodafone,
Fastweb, H3G, Sky, società della luce o del gas e quant'altro può superare, quando le chiamate si sommano, anche la decina di telefonate al giorno, alcune delle quali mute, perché partono automaticamente dai call-center per abbattere i tempi morti mentre gli operatori sono impegnati. Un incubo. Quando l'operatore parla, propone mirabolanti contratti al risparmio di cui è difficile per chiunque capire il senso nel corso di una concitata telefonata. A monte di telefono selvaggio, c'è il business dei file di nomi e numeri che, in una girandola infinita, vengono acquistati e rivenduti, con il sospetto che ogni volta si arricchiscano di dettagli sugli abbonati, le loro abitudini, il livello dei loro consumi. Una norma c'è, ma sembra fatta apposta per favorire il marketing selvaggio e danneggiare le sue vittime. Prevede che ogni utente di telefono fisso o mobile, tanto per complicare la vita, si iscriva al Registro delle opposizioni gestito dalla fondazione Bordoni. Chi non lo fa – anche perché lo ignora- è in balia di ogni call-center, fino all'esaurimento nervoso. Mentre basterebbe semplicemente invertire l'onere, trasformando il Registro delle opposizioni in Registro delle accettazioni: chi è disposto a ricevere telefonate di marketing deve iscriversi al Registro. Ma chi lo farebbe? Il Garante Soro, per la verità, è intervenuto l'anno scorso segnalando le storture del sistema che sconfina nello stalking, ma pochi se lo filano, salvo quando propone di imporre bavagli per la stampa se disturba i potenti.
Non tutte le privacy sono uguali.