A proposito di talento: riflessioni sul tema

Da Mariacristinapizzato @cristinapizzato

Foto di Monica Saccon e Yorick Photography

Venerdì sera ho partecipato con Crowdknitting alla serata di ElvisInside, presso il Museo Nicolis di Villafranca.

Una serata divertente e molto interessante, come sempre nelle occasioni di reciproca conoscenza e confronto, nel corso della quale abbiamo sentito storie di persone che hanno creduto nelle loro passioni, hanno avuto il coraggio e la perseveranza per coltivarli, sono riuscite ad ottenere risultati a volte insperati, piccoli e grandi passi di vita.

Supportate dalle nostre crowdknitters, sempre in prima linea quando si tratta di dare un esempio concreto di quello che significa fare community anche off line, siamo state intervistate da uno storyteller del calibro di Andrea Bettini   abbiamo raccontato la nostra storia, il nostro progetto, e le nostre aspettative per il futuro.

A tutto questo, vorrei dare adesso un mio personale contributo, uno spunto di riflessione e di discussione che vada oltre l’evento.

La serata era dedicata al talento e mi piacerebbe dire la mia su questo argomento.

Di talento sentiamo parlare in continuazione, e da sempre ammiriamo i grandi uomini e donne che, grazie a talenti eccezionali, hanno cambiato la vita dell’umanità, migliorando il modo di vivere, di muoversi, di vestire e di percepire l’arte in tutte le sue forme.

Leggendo le biografie di alcuni di questi personaggi, mi è capitato di commuovermi ed esaltarmi, scoprendo il modo in cui hanno saputo mettere a frutto i loro talenti, superando la frustrazione di molti fallimenti, insistendo, lavorando, soffrendo, ed infine, cogliendo la soddisfazione del risultato.

Ed ecco il punto. Quanto incide il solo talento nella creazione di imprese, oggetti, opere, scoperte, universalmente riconosciute?

Sicuramente tantissimo ma, come diceva Seneca “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione.”

Allora, quanti talenti che non hanno incontrato l’opportunità ci siamo persi?

Quanto non ci è stato dato perchè il talento non ha avuto la possibilità concreta di essere nutrito?

Io stessa ho avuto modo di conoscere, anche nella mia famiglia, persone con talenti puri. Almeno un inventore, un musicista, uno scultore, una stilista, un pittore e fotografo. Eppure, nessuno conoscerà quelli che sarebbero stati i loro successi, semplicemente perchè il loro talento non ha avuto modo di esprimersi, non ha incontrato la vera ‘occasione’ per emergere e dare frutti. Probabilmente è mancato anche il coraggio, descriminante necessaria tra il riuscire e il non riuscire. Ma se la priorità diventa mantenere una famiglia, assecondare i genitori, se le risorse sono così limitate da dover scegliere un presente mediocre ma sicuro anzichè un futuro pieno di promesse ma insicuro, se le ispirazioni personali vengono offuscate dal senso di colpa, allora il talento rimarrà dentro al cassetto con tutte le cose meravigliose che avrebbe potuto creare.

Se così non fosse, potremmo forse dedurre che per millenni le donne siano state completamente prive di talento, considerato che tutte le grandi imprese in ambito scientifico, artistico, letterario, storico sono state di esclusivo appannaggio maschile?

Non è forse vero che sono state le condizioni culturali, storiche e sociali che hanno determinato che questi uomini (pur immensi, sia ben chiaro) abbiano avuto l’opportunità di capire, nutrire e far conoscere al mondo il risultato dato dal voler ottenere il massimo rendimento dalle loro capacità?

Oggi, tutti possiamo accedere alla visibilità immediata di internet semplicemente aprendo un blog, sembra quindi molto più semplice trasmettere i risultati del talento. Sembra.

Eppure, a volte, ho come l’impressione che, comunque, questo sia inevitabilmente legato a quell’occasione di cui Seneca parlava 2000 anni fa. Conoscenze, opportunità economiche, cogliere il posto giusto al momento giusto.

A questo punto, vi lascio con una provocazione. Nietzsche, filosofo dalle grandi ombre, morbosamente misogino ma mente geniale, nostro malgrado profeta del novecento e, indirettamente, della nostra attuale società, scriveva nel 1886 a proposito del talento

“Non basta avere un talento; bisogna avere anche il vostro permesso. Nevvero, amici miei?”

Ps: mentre scrivo, Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, parla di talento con Alex Zanardi.

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