a pugni chiusi nella fabbrica...

Creato il 17 gennaio 2014 da Omar
Prova intensa e assai convincente del solito, bravissimo Christian Bale, stavolta nei panni di un operaio della Pennsylvania alle prese con un fratello reduce un po' borderline (lo interpreta un altro dotatissimo talento: Casey Affleck). Ma tutta la squadra di attori, in questo solido Out of the furnace, offre prestazioni degne di nota, al punto che, per la seconda prova di Scott Cooper - già acclamato regista di Crazy Heart - non si può non sospettare che si debba proprio al lavoro sui personaggi fatti da Willem Dafoe (un boss di piccolo cabotaggio), Forrest Withaker (uno sceriffo nero), Woody Harrelson (un  pericolosissimo ed esagitato hillibilly) e Sam Shepard (lo zio cacciatore di Bale) se il film, pur non imbastendo nemmeno una sola idea originale, alla fine vince e porta a casa - di grossa - il risultato.
In questo dramma livido e disperato, ambientato in una cittadina industriale a ridosso degli Appalachi (la fabbrica è la "fornace" del titolo, luogo di plumbee atmosfere e camice di flanella grunge), si assiste con fredda compartecipazione alle vicende di Russel, un uomo tutto d'un pezzo, che lavora onestamente nell'acciaieria, ama la fidanzata Lena (Zoe Saldana, anche lei ottima, forse poco sfruttata nell'economia del film) ed è legatissimo ai suoi famigliari: il padre malato terminale, lo zio Red e soprattutto il fratello minore Rodney che, al contrario di Russell, è un'anima persa, un eterno disoccupato reduce dall'Iraq e animato da un desiderio di morte che lo porta a cercare continuamente lo scontro, a cominciare dai match clandestini di boxe a mani nude che combatte per raggranellare un po' di denaro.
I due fratelli sono chiamati ad un destino che appare segnato fin dalle prime scene, e i destini dei fratelli Baze si riveleranno strettamente legati l'uno all'altro.
Spledidamente fotografata, permeata da una patina di sulfureo squallore che tiene sempre alti i livelli di tensione, la pellicola di Cooper affronta in soldoni la figura archetipica della coppia di fratelli in lotta contro le avversità e, pur non offrendo una propria personale poetica al riguardo ma limitandosi a "rappresentare" gli eventi (la Braddock teatro della storia è in fondo l'ennesimo spaccato di un paese residuale e dimenticato. Verace istantanea ambientale, senza novità) alla fine Bale e Affleck ci consegnano un ritratto perfetto di un’umanità realistica, dura, dignitosa, che fino all’ultimo non vuole smarrire la propria tenerezza, e il messaggio politico arriva con precisione, comunicando un impegno che non rimane mai in superficie. «Release» dei Pearl Jam (per la prima volta prestata al cinema) si sposa benissimo con la messa in scena.

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