Scopo del SGBP è “ampliare il profilo della letteratura araba contenporanea e rendere omaggio all’importante lavoro dei traduttori nel portare all’attenzione del mondo il lavoro di scrittori arabi, famosi ed emergenti”.
I testi in lizza quest’anno sono ben 22, tra cui, tradotti anche in italiano, troviamo: Vertigo, di Ahmed Mourad, Taxi di Khaled al-Khamissi. Non (ancora?) tradotte in italiano troviamo le opere di: Elias Khoury, Mahmoud Darwish, Ahlem Mostaghanemi e di molti, molti altri.
Ovviamente questo non è l’unico premio dedicato a celebrare la traduzione letteraria arabo-inglese e sono anche consapevole che la letteratura araba tradotta ha, nel mercato editoriale inglese, uno spazio di espressione molto più ampio di quello italiano.
Tuttavia, la notizia mi ha dato da pensare e mi sono ritrovata a chiedermi: in Italia esiste un premio del genere? Esiste un’istituzione privata/straniera/pubblica/internazionale/non governativa che abbia mai pensato di attivare un premio ufficiale per la traduzione letteraria dall’arabo in italiano? *
In questo incredibile Paese esistono fior fior di traduttori letterari, e non mi riferisco solo ai nomi noti a tutti (come F.M. Corrao, I. Camera D’Afflitto o E. Bartuli), ma anche a tutta quella numerosa schiera di giovani traduttori e traduttrici, che da anni lavorano (in Italia, ma spesso all’estero) per portare negli scaffali delle librerie, anche quelle più restie, la produzione letteraria dei paesi arabi.
Sinalkoul, di Elias Khoury..chi lo tradurrà? Chi lo pubblicherà?
Non sarebbe utile a tutti noi, che il loro lavoro venisse ricompensato?
Non sarebbe utile, a livello accademico, avere un incentivo – se non economico, quantomeno morale! – di questo tipo da “spendere” quando si promuovano corsi di laurea, master, diplomi di specializzazione in traduzione?
Si potrebbero ad esempio, organizzare contestualmente (utopia?), premi per giovani traduttori, magari laureandi o dottorandi, per incentivare il loro lavoro.
Avendo più traduttori a disposizione, e dunque, più esperti della materia, le case editrici italiane si sentirebbero maggiormente invogliate nel ricercare nuovi testi e nuovi autori arabi da pubblicare.
E, magari, con più testi tradotti in libreria, anche il lettore più arabo…fobo (questo termine me lo sono inventato di sana pianta) potrebbe incuriosirsi e, forse, abbandonare qualche pregiudizio a favore di un’accresciuta conoscenza della materia.
Forse così, avremmo meno titoli di giornali come questi.
Forse così, avremmo più conoscenza e meno paure.
ربما
Sogni a parte, questo è un invito serio e appassionato che rivolgo agli uffici culturali delle ambasciate arabe in Italia (battete un colpo, so che ci siete), alle università private e pubbliche ed alle istituzioni culturali italiane.
Yalla, non mai è troppo tardi per creare cultura in questo paese!
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