A rischio la vista degli astronauti

Creato il 12 febbraio 2015 da Media Inaf

Il team di ricercatori che ha lavorato allo studio. Crediti: Michael Delp

Poco più di anno fa su Media INAF avevamo già parlato dei problemi alla vista a cui possono andare incontro gli astronauti dopo molti mesi di permanenza in orbita sulla Stazione spaziale internazionale. Di recente un gruppo di ricercatori della Florida State University e della Accademia russa delle scienze ha effettuato nuovi esperimenti sui topi per capire meglio quali danni subiscono il cervello e, in particolare, la vista nei viaggi nello spazio.

E’ risaputo che lavorare molti mesi in orbita provoca un notevole stress fisico per gli astronauti. Tutto il corpo è pesantemente coinvolto: ossa, tessuto muscolare, sistema immunitario, apparato cardiocircolatorio, apparato visivo e molto altro. Dai molti test condotti sia a terra che sulla SSI sembra, però, che tra gli organi che risentono di più della permanenza nello spazio ci sono proprio gli occhi. In un recente studio pubblicato su Journal of Applied Physiology, il professor Michael Delp e i suoi colleghi russi hanno pubblicato i risultati dei loro esperimenti sui topi dopo aver ricreato un ambiente di microgravità – come quello in cui vivono gli astronauti nello spazio.

Di recente la NASA e le altre agenzie spaziali si sono interessate sempre di più alla salute degli astronauti, soprattutto per quanto riguarda i problemi alla vista. Nel corso degli ultimi anni è stato notato che al ritorno da viaggi brevi i problemi, di lieve entità, si risolvono da soli col passare del tempo e magari con un po’ di riposo. I danni maggiori si hanno quando la permanenza è prolungata e la vista può essere seriamente compromessa. Per questo gli studi medici applicati ai viaggi spaziali sono una priorità.

Delp è un fisiologo che studia gli effetti della microgravità sul sistema cardiovascolare e si occupa di questa tematica con altri ricercatori della NASA e della Russian Federal Space Agency da qualche anno. Il team internazionale di scienziati ha inviato per un periodo di 30 giorni dei topi maschi nello spazio a bordo di un biosatellite russo (il Bion-M1). Quando il satellite è tornato sulla Terra (qui a fianco vedete proprio il momento dell’atterraggio) i topi sono stati trasportati a bordo di un’ambulanza verso i laboratori dell’Istituto per i Problemi Biomedici di Mosca, dove gli scienziati hanno analizzato le piccole arterie che controllano il flusso sanguigno verso i muscoli, l’apparato tegumentario (la pelle) e il cervello. Ed è proprio il cervello, che ovviamente controlla gli occhi, che ha interessato i ricercatori. «La gravità spinge i liquidi corporei verso i piedi e in sua assenza il sangue sale verso il cervello», ha spiegato Delp. «Quando i voli spaziali alterano il corretto funzionamento delle arterie che regolano l’afflusso di sangue al cervello, a risentirne è la vista». E le alterazioni sono state riscontrate negli effetti vasocostrittori e vasodilatatori sulle arterie, il che limita il controllo vascolare di perfusione cerebrale o altera gravemente la distribuzione del flusso ematico al cervello durante i periodi di stress.

Come detto, già un anno fa altri topi erano stati usati come cavie per studiare il tessuto loro oculare. Dai test gli esperti rilevarono uno stress ossidativo dei bulbi oculari, vale a dire il rapido invecchiamento dell’occhio. I voli nello spazio sottopongono gli occhi a radiazioni violente, ipotermia, ipossia e variazioni di gravità, responsabili del danno tissutale. In futuro saranno necessari nuovi esperimenti per trovare risposte e soluzioni, che potranno essere applicate non solo agli astronauti, ma anche a chi sulla Terra è affetto da gravi problemi di vista. Già il prossimo maggio un altro gruppo di cavie verrà inviato sulla Stazione spaziale internazionale per nuove osservazioni.

Per saperne di più:

Leggi lo studio pubblicato su Journal of Applied Physiology: “Spaceflight on the Bion-M1 Biosatellite Alters Cerebral Artery Vasomotor and Mechanical Properties in Mice”, di Svetlana I. Sofronova, Olga S. Tarasova, Dina Gaynullina, Anna A. Borzykh, Bradley Jon Behnke, John N. Stabley, Danielle Jillian McCullough, Joshua J. MarajMina E. Hanna, Judy M. Muller-Delp, Olga L. Vinogradova, Michael D. Delp

Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni


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