A scuola basta griffes: ridateci i grembiulini.

Da Gattolona1964

Lunedì diciannove settembre duemilaundici, primo giorno di scuola per mia figlia remigina e per moltissimi suoi colleghi di Canali e dintorni. Primo disguido da affrontare: davanti alla Scuola Tassoni adiacente la Scuola Materna Freire, il mini parcheggio è saturo di auto, parcheggiate come consuetudine maleducata e incivile, anche negli appositi spazi per le persone diversamente abili. Si sentono gli  sguaiati concerti dei clacson, misti alle voci alterate dei genitori, che l’ un l’altro si scambiano occhiatacce e si lanciando improperi attraverso i vetri dell’abitacolo. Il buongiorno si vede dal mattino e diamo subito tutti quanti, il buon esempio ai figlioli. Finalmentei bidelli  aprono il portone principale, ed inizia la sfilata: prima le bambine “sculettanti” con abitini e calzature da vere modelle professioniste, quasi si recassero alle qualificazioni per Miss Italia. A seguire,  parata  dei maschietti, con i loro jeans firmati, gli zaini lucenti e costosi, le camicine bianche con stemmi e loghi sul taschino, sopra i gilet all’inglese, i capelli ben impomatati come veri Fonzie da competizione! In questo modo, con eleganza e firme ovunque entrano nel mondo della scuola i nostri figli;  noi genitori increduli tratteniamo la lacrima di rito e osserviamo di soppiatto chi indossava l’abito più grazioso e le scarpette di vernice nera. Buttiamo l’occhio sui banchi, che odorano di scuola e di pastelli, controllando se il diario dell’amichetta di nostra figlia è più appariscente e notiamo  com stupore, che qualcuna di loro ha addiritturra un poco di ombretto sopra gli occhi… Ad attenderci sorridenti  e armate di pazienza le Maestre con un cestino di vimini colmo di leccornie per i nuovi alunni. In tutto questo carosello di colori, mancava un componente essenziale: il grembiulino bianco o nero, azzurro o rosa, con il fiocco o senza, ben stirato ed inamidato, completato dalla stanghetta cucita sulla spalla, per indicare quale classe il bambino frequenta. Sotto al nostro mitico grembiule, se anche vi fosse nascosta una piccola “padellina” di circa tre millimetri, non importa, mica si vede ad occhio nudo! Ma torniamo con la mente ad oggi anno duemilaundici,lasciamoci alle spalle e nei ricordi il millenovecentosettanta,  anno nel quale molti di noi iniziavano la prima elementare con il grembiule d’obbligo. I tempi sono ovviamente cambiati ed in peggio purtroppo, una delle poche cose sane e istruttive della scuola se n’è andata, assieme all’inchiostro ed al calamaio…. Mi chiedo però, perché all’estero e non solo nei rinomati College americani ed inglesi, gli alunni indossino senza difficoltà alcuna una divisa uguale per tutti, senza distinzione di colore del viso, estrazione sociale o cultura. Come mai l’italiano medio, in genere si deve far notare solo se ha l’abito firmato e le scarpe all’ultima moda e non se vale veramente come persona e per meritocrazia? Personalmente ritengo non sia disdicevole o umiliante reinserire l’ uso del grembiulino, evitando a noi mamme di fare lavatrici in gran quantità e mettendo sullo stesso piano i nostri figli, sin dal loro ingresso alla Scuola Materna.

Fabiana Schianchi Ugoletti.

Risposta del dottor Davide Nitrosi.

Comincio a rimpiangere anch’io il grembiulino a scuola, se non altro per praticità. E poi sarebbe una lezione controcorrente, mica lede la nostra libertà e neppure traumatizza i nostri viziatissimi pargoli: partire uguali, differenziati solo dalla voglia di studiare, dai meriti personali e dalle proprie capacità. E’ una sfida, anzi! Una grossa lezione di maturità. Una lezione anche per i grandi, magari. Ha ragione, parliamone.


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