Da sessant’anni, e per ben quattro generazioni, Ah Tao è l’amah (la domestica) di una famiglia di Hong Kong. Eccellente cuoca e provetta “padrona di casa”, Ah Tao ritrova Roger, figlio primogenito del padrone ormai defunto, dopo il ritorno di quest’ultimo dagli Usa. L’infarto subito dalla domestica farà in modo che Roger possa ripagare la sua “madrina” di tutto quello che negli anni lei ha fatto per lui, in un crescendo di reciproco affetto e riconoscenza.
Ann Hui colpisce con una storia sorprendente, profonda, delicata, complessa nella definizione della galleria dei personaggi che popolano l’opera e nella costruzione delle scene. Ogni movimento, e con esso ogni espressione (anche la meno percettibile), viene valorizzato dalla macchina da presa, tratteggiando e riempiendo di significato una realtà sociale che non è più solo quella dell’oriente, ma che si caratterizza per un alto grado di universalità.
Questo haiku in immagini ci fa dunque tornare alla mente Departures (Yojiro Takita, 2008), altro film capolavoro che come questo ha il merito di dimostrare come la vicinanza della morte possa servire a ritrovare la dolcezza e la pienezza di una vita trascorsa nell’affetto delle persone care.
Voto: 9 su 10
(Film visionato l’11 aprile 2012)