Spinto da queste riflessioni e da molte altre, approfittando della recente uscita del librettino curato da The Economist e Internazionale, Il Mondo in cifre 2016, ho scritto alcuni post che traendo lo spunto da alcuni numeri, permettono di fare qualche riflessione, sempre con l'attenzione rivolta all'Africa. Un modo per aiutarci a comprendere la realtà e le sue molte, e complesse, sfaccettature.
Ho pensato di cominciare a vedere,a grandi linee, chi sono e dove sono gli abitanti del nostro mondo.
Del resto se guardiamo alla rapidità della crescita demografica. i primi 15 paesi nel mondo sono nel continente africano, guidati dal Niger (3,9%), mali, Uganda e Zambia (3,2%). Di contro a paesi che non crescono o crescono poco sono soprattutto nell'Europa dell'Est e nelle ex-Repubbliche Sovietiche (la Bulgaria guida questa classifica con un dato negativo di 0,8%).Questo avviene perchè sono africani i primi 25 paesi con il più alto tasso di natalità, con in testa Niger (50 nascite su 1000 abitanti) e il Ciad (48 su 1000). Per fare un raffronto con i paesi Europei, tra quelli con la più bassa natalità, la Germania ha un tasso di natalità di 8 su 1000. Il tasso di fecondità (il numero di figli per donna) vede in testa venti paesi africani, con il Niger a 7,6 e il Sud Sudan a 7. Di contro in Europa, nei paesi dell'Est e nell'Asia "ricca" il tasso oscilla tra 1,1 e 1,4 figli per donna.Naturalmente i bambini in Africa muoiono molto di più. Per noi europei la morte di un bambino è un fatto raro, drammatico e spesso inspiegabile. Il tasso di mortalità infantile (bambini di meno di 5 anni morti per ogni 1000 nati vivi) nonostante alcuni indubbi miglioramenti resta altissimo (107 in Sierra Leone, 102 in Repubblica Democratica del Congo e 89 in Angola). I primi 21 posti sono occupati da paesi africani. Tanto per capirci in Islanda il tasso di mortalità infantile è 1,6, mentre in Italia è 2,3!Nascere e sopravvivere dopo i 5 anni, in molti paesi africani è ancora un'impresa. Poi, bisogna rimanere vivi. La speranza di vita è di 46,8 anni in Sierra Leone, 48,7 in Swaziland e poco oltre i 50 anni in Lesotho e Botswana. Sono ben 33 i paesi africani che occupano i primi posti di questa non invidiabile classifica.Di contro in Europa e nell'Asia "ricca", la speranza di vita è quasi doppia (84,3 in Giappone, 83 in Svizzera e in Italia).
Se ci fermassimo solo a questi semplici dati (quelli di cui parleremo nei prossimi post vanno comunque nella stessa direzione), verrebbe spontanea una semplice considerazione. Se, chiunque di noi, si trovasse a nascere in un paese dove ha molte probabilità di morire prima dei 5 anni, consapevole che vivrà mediamente 50 anni, che se è donna dovrà partorire almeno 5-6 figli (e non abbiamo parlato dei diversi rischi del parto), nella speranza di vederne crescere qualcuno e fosse condannato a vivere in città dove è intollerabile la vita, e scoprisse che poco più in là, ci sono altri esseri umani che vivono meglio, di più e più sicuri, come ci comporteremmo? Poi sempre in quei luoghi, scoppiano le guerre.
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati dice che dei 59,5 milioni di rifugiati nel mondo (19, 5 milioni fuori dal paese, 38,2 milioni interni e 1,8 milioni richiedenti asilo) l'86% vive nei paesi poveri (spesso vicino da dove scappano nella speranza di rientrare un giorno). Solo nel 2014 sono scoppiati 15 conflitti nel mondo (8 in Africa, 3 in Medio Oriente, uno in Europa dell'Est e tre in Asia. A questi vanno aggiunti i conflitti del recente passato (sono stati meno di 130 mila i rientri nei paesi), le situazioni di estrema instabilità politica e quelle situazioni croniche e spesso dimenticate (Palestina, Sahara Occidentale e Darfur, per citare le più note). I Paesi con maggior numero di profughi ospitati sono il Libano, la Giordania, l'Etiopia, il Pakistan, la Turchia, l'Iran e il Kenya.