A te ciclista…
Che hai urlato all’ambulanza “Spengi quell’affare” riferendoti alla sirena.
Come se la strada fosse tua.
Come se il silenzio ti fosse dovuto.
Come se la tua divisa rappresentasse l’appartenenza ad una élite.
Come se questa appartenenza esigesse rispetto.
Lo stesso rispetto che però tu non hai verso il resto del mondo.
Ecco.
Proprio a te dedico invece tutto il mio disprezzo.
Proprio a te porgo di cuore il mio più sincero augurio di trovarti un giorno su una ambulanza.
Urlante e madido di dolore.
Un dolore così forte che rischia di portarti all’infarto.
Un dolore che ti prende il cervello e ti impedisce di ragionare.
Di pronunciare il tuo nome.
Di ricordarti quando sei nato.
Un dolore così penetrante che ogni piccola imperfezione della strada ti fa delirare.
Spero davvero tanto che ti possa capitare.
E spero tanto di essere lì quando succederà.
Di poterti guardare anche solo per un istante e vedere nei tuoi occhi il terrore prendere il posto dell’arroganza.