Partiamo con ordine.
Tutta la storia degli eroi di Fiesole viene raccontata dal punto di vista del loro superiore, il vicebrigadiere Giuseppe Amico, interpretato da Giorgio Pasotti. E questo non sarebbe necessariamente un difetto se non fosse che in pratica vediamo la sua di storia, è lui il protagonista della fiction e non i tre reali protagonisti della vicenda. Non è la prima volta che si usa questo stratagemma (e non avviene solo nella fiction rai) ovvero quella di raccontare gli eroi da un punto di vista esterno. Ci può andar bene. A patto che queste persone abbiano lo stesso peso del protagonista, che non siano lasciati sullo sfondo. Viene da chiedersi se non abbiano fatto questo perché Pasotti, l’interprete del vicebrigadiere, è il nome più altisonante del cast, a differenza dei tre interpreti di La Rocca, Marandola e Sbarretti, ovvero Marco Cocci, Alessandro Sperduti e Giovanni Scifoni, che sono meno conosciuti al grande pubblico.
Di fatto i tre eroi nel film tv stanno pochissimo sullo schermo e, quel che è peggio, sono dipinti come dei vigliacchi fino quasi alla fine, quando, invece di raggiungere i partigiani, che avrebbero potuto aiutarli a liberare Fiesole dai nazisti, decidono di tornare indietro e di sacrificarsi per il bene comune. Ora, per quanto io mi sforzi, non riesco a vederci niente di positivo in questo messaggio. Il regista del film tv parlava di dignità nelle interviste, qui vediamo solo un inno al martirio, dipinto come l’unico vero atto di dignità perché sopravvivere sarebbe stato da vigliacchi. Lo stesso vicebrigadiere ripete più e più volte che i fuggitivi sono meritevoli di punizione, viene quasi da domandarsi: ma se non si fossero sacrificati loro, sarebbe andato lui a cercarli e a farli fuori? E poi cos’avrebbero fatto di diverso lui da La Rocca, Marandola e Sbarretti? Nel film tv si vede che tutti combattono i nazisti, in primis il vicebrigadiere che guida i “nostri” contro i cattivi da Far West che paiono essere i nazisti in questo prodotto.