Tornano a Torino gli appuntamenti con le Archeoricette che sono state lanciate in città prima dell’estate. Si comincia domani, 25 ottobre, dalle ore 19.00 presso l’Aula Magna di via Belfiore con le “Archeoricette in Aula magna”, ovvero l’aperitivo di tendenza da epoca immemorabile: cinque assaggi provenienti da Giappone, Grecia, Italia, Anatolia ed Egitto.
Questi insoliti e curiosi appuntamenti con il “gusto del passato” si svolgono direttamente a tavola con cene vere e proprie che si sviluppano lungo un racconto e attraverso momenti più ludici e divulgativi. Il progetto alla base di questi incontri viene divulgato attraverso diversi media (dal web alla radio, dalla carta alla tavola) ed è unico nel suo genere. L’archeologia è intesa come metodo d’indagine ed è applicata al cibo e alle abitudini alimentari delle civiltà del passato. L’alimento viene interpretato come uno strato archeologico: da solo poco indicativo. ma affascinante se contestualizzato, non solo dal punto di vista delle coordinate cronologiche ma anche di quelle geografiche. Il cibo è a tutti gli effetti un manufatto, materia che ha subito una manipolazione, anche solo con la raccolta. L’alimento è al centro di un processo complesso che si realizza con molteplici azioni: conservazione, stoccaggio, trasporto, trasformazione, consumo e smercio, per citarne alcune; quindi il cibo è cultura materiale.
Il risultato delle “indagini” di Archeoricette si concretizza sotto forma di ricetta. In alcuni casi sono ricette vere, tramandate dalle fonti, in altri casi sono delle ricostruzioni realizzate grazie all’analisi del contesto e gli assemblaggi proposti sono verosimili o “filologicamente” accettabili.
Quando è stato scritto il primo post di Archeoricette sulla pagina Facebook, l’approccio era quello di, in poche righe, raccontare uno dei tanti aspetti legati alle antiche civiltà e in particolare: le abitudini alimentari, ma il post si è
trasformato in una ricetta con un contorno storico per contestualizzare il tutto.
Archeoricette non è però un progetto di “cucina” (intesa nell’accezione contemporanea), anche se a tutti gli effetti lo è. Il primo “ricettario” della storia proveniente dall’area Mesopotamica non porta con sé nessun dato relativo alla quantità degli ingredienti o ai tempi di cottura. Stessa cosa nel più “recente” lavoro di Apicio. Sembra quasi che queste informazioni non fossero fondamentali da trasmettere a tutti, perché appartenenti solo agli addetti ai lavori che si tramandavano con il saper fare “i segreti” del loro mestiere. Esistono le classiche eccezioni che confermano la regola, ma sono poche. Ecco che Archeoricette, anche con le ricette vere ricostruisce, grazie all’analisi del contesto, degli assemblaggi verosimili o “filologicamente” accettabili: insieme al racconto e alla ricetta, vengono date le dosi e i tempi di cottura.
Ecco che il cibo, per Archeoricette, diventa un filtro di analisi per creare un quadro completo e chiaro: ogni popolo, che si è mosso in passato per i motivi più disparati, portava con sé le proprie abitudini alimentari e, venendo a contatto con altre civiltà, da una parte ne assorbiva di nuove, dall’altro imponeva le proprie, creando un risultato originale. Le civiltà antiche sono state più permeabili di quanto si possa immaginare e più dinamiche di quanto si rammenti. Le linee di confine sono state sempre fluttuanti, soprattutto per gli scambi culturali e commerciali, alimenti compresi. E non solo cibo ma tutto ciò che ruota intorno al cibo: i materiali, gli spazi, gli uomini.
Con questo approccio nasce “A tavola con le Archeoricette”, un modo diverso di raccontare le abitudini alimentari delle civiltà antiche: attraverso appunto la degustazione di alcune ricette vengono delineate le caratteristiche delle popolazioni oggetto di “indagine” archeologica. Nei diversi appuntamenti si scoprono i legami tra le culture apparentemente distanti tra di loro ma con abitudini molto simili.
“Essendo consapevoli – spiega sempre Urciuoli – che la fedeltà filologia non sia l’elemento principale per rievocare un’emozione o un gusto, il tentativo è di fornire diversi spunti per comprendere “come poteva essere” : ecco il perché del contorno storico che accompagna ogni ricetta”. Pronti per prendere parte a questa incredibile avventura?