Trentatre anni, catanese adottato dalla città eterna, fumettista di professione, baby sitter e illustratore per l’editoria per campare. L’ultima notazione la dice lunga su Alessio Spataro, balzato agli onori della cronaca generalista dopo che la sua Giorgia Mecojoni, personaggio principe del blog giorgiamecojoni.blogspot.com, è diventata la protagonista del volume ‘La ministronza’ (editore Grrržetic). Delle avventure dell’«eroina tagliata male per i fumetti», ispirata liberamente al ministro della Gioventù Giorgia Meloni, è iniziato il conto alla rovescia per il secondo volume che sarà presentato al NapoliComicon (30 aprile-2 maggio). Volume che, come il primo, probabilmente si attirerà strali bipartisan del mondo della politica e rinnovate accuse di maschilismo. «Naturalmente maschilista non lo sono – afferma Spataro -. Ed è vero che sono stato criticato da tutto l’arco parlamentare che però non è riuscito a screditarmi. Chi non si è fermato alle apparenze, infatti, spulciando nel mio lavoro ha trovato molto di più di quel fumettista scurrile per il quale volevano farmi passare».
Quando diventa fumettista Alessio Spataro?
Nel 1999 al termine del corso biennale alla Scuola del fumetto di Milano frequentata dopo aver abbandonato gli studi universitari in Scienze politiche a Catania. Nonostante mi piacessero tante materie, infatti, feci la scelta di seguire la mia passione preferendo essere un disegnatore impegnato nella letture che mi piacciono piuttosto che un laureato che si divertiva a disegnare. Dopo la scuola ho cominciato lavorando con Cuore, nell’ultimo anno della sua pubblicazione. Poi dopo diverso tempo trascorso a collaborare con diverse riviste con storie brevi, mi sto dedicando alla pubblicazione di volumi monografici di storie a fumetti.
Facciamo un passo indietro, quando arriva la consapevolezza di volersi dedicare completamente al fumetto?
Mi sono trovato bene con questo mezzo di comunicazione sin da quando leggevo Topolino. Un fumetto che, ho scoperto dopo, è molto originale nella scelta degli autori dei quali, da ragazzo, mi divertivo a riconoscere il tratto. Poi mi sono avvicinato al fumetto d’autore e ai personaggi d’avventura come Nathan Never, Sprayliz di Enoch o Cyber Sex di Carlos Meglia.
Il primo disegno che ricorda?
Una caricatura di tre professori fatta nel retro di un armadio alla media ‘De Roberto’ di Catania che, per fortuna, non è mai stata scoperta perché sennò mi avrebbero bocciato subito. Magari è ancora là.
L’aver lasciato la Sicilia l’ha cambiata?
Milano mi ha spinto ad imparare a scegliere autonomamente i miei tempi di lavoro sacrificando il mio tempo libero e il divertimento. Lo faccio anche adesso perché ancora in Italia non è possibile mantenersi facendo solo il disegnatore.
La ‘Ministronza ‘, però, le ha dato una certa notorietà…
Purtroppo, perché io non ho fatto solo lavori satirici. Oggi il lavoro di cui vado più orgoglioso è ‘Zona del silenzio’, un romanzo a fumetti sul caso dello studente ferrarese Federico Aldovrandi realizzato con il soggetto di Checchino Antonini, giornalista che ha seguito il caso di cronaca. Ma avevo già narrato il G8 di Genova.
C’è un personaggio di cui vorrebbe la paternità?
Di tutti quelli che mi piacciono, ma li avrei fatti tutti male. Mi piacerebbe disegnare come Carlos Meglia. Il mio obiettivo , però, rimane quello di smettere di fare il baby sitter, anche perché i bambini che seguo crescono, e riuscire a vivere del mio lavoro.
Ha mai pensato di andare a lavorare all’estero?
Sì, ma anche di tornare in Sicilia dove sono molte le persone che, dopo aver studiato, non riescono a vivere della loro professione. Questo genera rabbia che metto nell’ironia e nel sarcasmo che uso per descrivere, con amore e odio (Cartolina da Portopalo e Qatania sono due strisce che si trovano nel sito www.pazzia.org, ndr), la mia terra dove continuo a tornare spesso e con piacere.
(mia intervista pubblicata su Eventi del 28 marzo 2010)