A-vena su Letteratu

Da Clindi
Valanghe di terra da bucare

-e anello d’aria-

sotto la scarpa divina.

L’uomo che discende dal verme

-anima attigua-

che si trascina dietro, dentro

tutti i giorni dell’inferno,

trascendendo nel cammino,

in ogni fiore marcio,

un paradiso.

Barbara

 

Venature cave nel polso friabile

per un sangue lento e viscoso.

Un inquilino abusivo

che aspira all’attico, nei giorni festivi.

Prende le sue ferie nuotando

tra lo zucchero del pomo dorato,

una villeggiatura luminosa

per il folle minatore.

Costanza

Barbara e Costanza. Due donne, due poetesse. Due giovani che scoprono una “vena” poetica in comune, partendo dalla quale raccontano su temi affini le rispettive sensazioni ed esperienze liriche vissute. Il risultato è un centro diviso in due fuochi, entrambi veicoli di una visione che merita attenzione e che genera riflessione.

La struttura del libro si articola in quattordici temi che si snodano dal campo semantico della natura. Tuttavia, non si tratta di una natura astratta, ma materialmente percepibile. In particolare,  le nostre autrici scelgono di indagare e di ricondurre alla essenzialità gli elementi più infimi di cui la natura si compone nella convinzione che essi, forse più di altre cose, meritano dignità poetica.

I due componimenti riportati, per esempio, ci presentano la trasposizione poetica di un verme. Per l’una è l’essere che si trascina in un fiore marcio il paradiso, per l’altra l’inquilino abusivo che prende le sue ferie in un pomo dorato.

Dunque, come un essere tanto banale e basso può suscitare sensazioni tanto diverse e tanto profonde? Questo è l’aspetto che più sorprende e che più intriga di questa raccolta a quattro mani.

Non si sdoppia soltanto lo sguardo degli occhi, ma anche e soprattutto quello della mente. Il lettore, non potendo sfuggire al fascino di un immediato confronto di stati d’animo analogici o antitetici, è invitato a meditare, probabilmente a scegliere o forse ad aggiungere il proprio punto di vista.

Anche lo stile, semplice senza rinunciare alla raffinatezza, trova la sua cifra principale nell’essenzialità, l’essenzialità della parola. A tal proposito, Pietro Calmanti nel saggio di prefazione opportunamente osserva: << Il linguaggio sfuma in riferimenti diretti al reale in un gioco di allusioni veicolate da analogie e sinestesie illuminanti, e anche quando il messaggio è espresso in un  lessico elementare riesce ad esprimere una ricca pluralità di significati>>.

Componimenti che si lasciano leggere con piacevole curiosità, che stimolano la nostra fantasia e la nostra intuizione e che ci rivelano, attraverso la doppia interpretazione delle due poetesse, le infinite sfaccettature della nostra immaginazione.

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