Dico questa e poi giuro, non ne voglio più parlare se non in maniera intelligente e sensata (come vorrei che fosse sempre).
Questa storia degli italiani che sputano sulla vittoria e sul cinema di Sorrentino, ha veramente segnato quella che può dirsi la fase più triste del nostro paese. E lo dico pensando alla cultura che ci rimane, alla voglia di conoscere, alla nostra predisposizione alla bellezza che va via via diminuendo. Il fatto grave è che non ce ne accorgiamo, anzi peggio, ci ostiniamo a fare gli sciacalli presuntuosi per il gusto di "disfare". Senza logica alcuna, senza buon senso, senza la delicatezza di dire: " a me non è piaciuto".
Non è piaciuto ma lascio agli altri la gioia di godere di un premio importante, soprattutto lascio la gioia che ancora splende, negli occhi di quanti abbiano ritrovato, in quella Roma eterna, in quei trenini che non vanno da nessuna parte, e in quelle terrazze illuminate dalla bellezza e avvelenate dall'uomo, un motivo che porti ancora a credere nel cinema italiano. Perché Sorrentino può piacere o meno, ma non capisco quale soddisfazione si tragga, da questo perpetuo e sfiancante rifiuto. Ma noi italiani d'altronde siamo così. Proprio nel momento in cui uno spera che la storia possa cambiare, arriva la mazzata che non ti aspettavi.
Potremmo condividere qualcosa che ci renderebbe fieri, qualcosa che finalmente unisce tutto e tutti. Il cinema lo fa, ma a volte non tutti lo meritano, perché lo rinnegano per partito preso, per ripicca. Allora io dico a tutti quanti voi, che continuate a sputare veleno contro Sorrentino: "Fate in modo che il vostro sdegno e il vostro rifiuto rimangano fatto vostro. Fate in modo che la vostra intelligenza e il vostro gusto raffinato non intralcino l'ignoranza di chi, invece, è tornato a credere nella Bellezza e nel cinema italiano". Grazie.