"A volte credo che esistano gli extraterrestri" di Luigi Cerrato a IL VIZIO DI SCRIVERE

Creato il 15 gennaio 2016 da Tiziana Viganò

10 gennaio 2016 - Seconda giornata tra scrittori a Rescaldina (Mi) IL VIZIO DI SCRIVERE -Sull'argomento "Extraterrestri" Luigi Cerrato ha scritto il racconto "A volte credo che esistano gli extraterrestri"

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Giulio guidava; era una delle cose che più lo rilassava, l'asfalto dell'autostrada che sfilava sotto la vettura, l'autoradio sintonizzata sui 107 FM o, in alternativa, sulla "radio mamma" per ascoltare "Tutto il calcio minuto per minuto". Aveva una direzione, non una meta; viaggiava verso le Alpi quasi in solitaria visto che era Agosto e il traffico era tutto diretto verso sud, in direzione del mare.

Non era mai stato in montagna Giulio, ma stavolta ci teneva ad andarci, sentiva di averne la necessità fisica dopo mesi di stress lavorativi e tensioni nelle mura di casa.

Si fermò solo una volta durante il viaggio, una breve sosta per rifornire di benzina la macchina e sgranchire le gambe, poi ripartì e decise di fermarsi una volta arrivato a Mattarello, paese alle porte di Trento adagiato sulla riva del fiume Adige.

Era sera inoltrata, chiamò casa, rassicurò i genitori e li salutò promettendo loro di farsi sentire presto; poi entrò nella locanda che aveva scorto uscendo dall'autostrada del Brennero e dopo una veloce doccia andò a letto senza cenare e spegnendo lo smartphone: non lo aveva mai fatto.

Al mattino si alzò presto, poco prima dell'alba, preparò lo zainetto da escursione, noleggiò una bici e partì pedalando sulla ciclabile che costeggia il fiume, diretto verso nord. Voleva arrivare a Cles, in Val di Non e vi giunse dopo quattro ore ininterrotte di pedalata; la fatica fu immediatamente premiata da ciò che poteva vedere: le cime delle Alpi che sovrastavano i boschi, i campi di mele ordinati e tanto verde a circondare basse casette coi tetti spioventi.

Ma ciò che più stupì Giulio era quello che poteva sentire: il silenzio. Il silenzio che regnava in quel paese, interrotto discretamente dai passi di uomini che si muovevano senza frenesia, dai discorsi fatti a bassa voce delle donne, era qualcosa a cui non era più abituato.

Decise di trascorrere li la sua vacanza di sette giorni, prima di tornare nel caos da cui era fuggito il giorno prima. Trovò alloggio in un ostello e fece presto amicizia di persone vere, non virtuali, e con loro imparò a riscoprire il piacere delle cose chiamate piccole, ma che in fondo piccole non sono.

La natura, la sua bellezza e le sue diversità, il cielo limpido e terso che la notte regalava splendide visioni degli astri; si riscoprì curioso Giulio e desideroso di imparare e conoscere e si ripromise di studiare le stelle non appena tornato a casa.

Si divertiva mentre cenava in osteria, quando tra un piatto di minestra e un bicchiere di buon vino, ascoltava i racconti degli abitanti della valle: uomini capaci di lavorare in condizioni dure ma che a sera rientravano a casa regalando baci alle mogli, carezze ai figli e bicchieri di vino agli amici.

Capì di essere un piccolo uomo Giulio, al loro confronto, sempre nervoso e spesso scontroso quando tornava a casa dal lavoro, propenso alla solitudine, solo virtuale, che Facebook sa regalare.

I sette giorni finirono e Giulio ridiscese prima a Mattarello, poi verso casa. La riassettò, fece il bucato, riempì la dispensa con la spesa fatta al mercato rionale e non nel solito supermarket. A sera accese la radio e si sedette sul divano con un libro di Margherita Hack tra le mani.

Così lo trovai al mio rientro, sette giorni al mare con le amiche per dimenticare i giorni di litigi a casa. Giulio si alzò mi venne incontro e mi abbracciò e baciò come mai prima e come mai dimenticherò.

Mi raccontò dei suoi sette giorni e di come aveva scoperto la voglia di cambiare e di migliorare e sfidò se stesso per riuscirci.

È passato un anno e Giulio è cambiato davvero, anche nelle giornate pesanti rientra a casa salutandomi con un bacio, invita gli amici a cena o al pub per parlare e non più chattare con loro.

Nel tempo libero coltiva nuovi hobby, nutre il cervello e il corpo con passeggiate e gite nella natura; è bello passeggiare con lui e gustare insieme le piccole gioie, con la lentezza che solo un cuore leggero e sereno può permettersi di avere.

È contagioso Giulio ed è anche una calamita per persone a lui simili.

Sono ancora poche o forse si nascondono e mimetizzano in mezzo alla folla, ma è grazie a loro che a volte credo che esistano gli extrarrestri.


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