Sono più di otto mesi che non torno a casa, anzi, alle case, e mi sembra davvero passata un'eternità. È la prima volta che resto così a lungo senza tornare. Eppure so che una volta stesa tra quelle lenzuola, quando la mia vita mi apparirà sfocata e l'oceano un miraggio lontanissimo, tutto sarà come l'ho lasciato otto mesi fa, o come quando me ne sono andata via una vita fa.Tutto è lì immobile, ma poi guardando meglio non è vero, è in fondo diverso da come me lo ricordo.
E' troppo difficile per me guardare i posti in cui sono cresciuta con gli occhi distaccati di chi non ci vive, ed allo stesso tempo sento che la coscienza del confine tra ricordo e realtà è una cosa un po' vaga alla quale in certi casi non vale la pena dar peso. Meglio lasciarsi andare seguendo il momento, e quindi son pronta ad arrabbiarmi ancora per le stesse mille cose che non vanno più una nuova che ancora non sapevo, a sorprendermi per qualcosa che non mi sarei mai aspettata, a sentirmi sempre combattuta tra il volermene andare quando arrivo e il voler restare quando riparto.
Quindi vado, ritorno. Solo fino ad oggi correvo tra lavoro, lezioni di portoghese, incontri con le amiche, panni da raccogliere, cene da riscaldare, maltempo che non vai via e altre amenità. Per una decina di giorni vivrò in una dimensione rallentata e parallela, a non fare nulla che non sia essere sospesa un po' qua in Puglia e un po' là in Campania, in un mondo remoto che già si avvicina.
E avrò anche una connessione internet ballerina ed improbabile.
Lascio Lisbona con un'immagine degli ultimi giorni, come avevo fatto l'ultima volta che ero andata in Italia.
A presto!