Sono una persona che è sempre alla ricerca della novità, che sia nella vita o nella destinazione del mio prossimo viaggio, per questo difficilmente scelgo di tornare negli stessi posti e ripetere le stesse esperienze, tendendo a prediligere un viaggio completamente diverso a quello fatto in precedenza, anche quando quest’ultimo ha lasciato un segno particolare nella memoria e un attaccamento al luogo del tutto particolare.
Ma ci sono dei posti che sento miei ed altri che credo meritino ancora tanto del mio tempo, con i quali si è creato un legame che prescinde dal mero ricordo del bel viaggio e nei quali vorrei tornare senza il “peso” di seguire una tabella di marcia e viverne la quotidianità, per quanto sia possibile, come se fosse la mia vita di tutti giorni, seppur chiusa in una parentesi temporale.
LONDRA
Torno a Londra ogni volta che se ne presenta l’occasione e, nonostante decida ogni volta di cercare di scoprire un angolo nuovo di questa immensa città, mi ritrovo spesso e volentieri a ripercorrere le stesse strade e a frequentare gli stessi luoghi di quando ci vivevo.
E’ più forte di me: devo tornare a bere una birra allo Shakespeare’s Head ad Holborn, a passeggiare nel tardo pomeriggio a Covent Garden mentre gli artisti di strada intrattengono i passanti, guardare il tramonto a South Bank che colora di rosa le acque scure del Tamigi e curiosare tra le bancarelle di libri usati, mangiare un gelato di Häagen-Dazs sul muretto a Leicester Square, andare da Liverpool Street Station ad East Ham in bus, attraversando i quartieri popolari del Newham, lungo la Barking Road, e riempirmi gli occhi di sari e hijab colorati, fino ad arrivare alla mia vecchia casa per un palau che mi aspetta per cena.
Parlo poco di Londra, lo so, ma il rischio di perdere il controllo sulle parole e lasciarmi andare ai ricordi e ai sentimenti è troppo grande. Scrivere l’ennesimo post informativo per me non ha senso e sarebbe riduttivo: Londra per me non è un itinerario e quando ho provato a buttar giù qualcosa del genere, seppur promettendo che non sarebbe stato l’ultimo, il risultato mi è sembrato quasi impersonale.
[le foto risalgono al periodo in cui vivevo al Londra - 2005]
KENYA e ZIMBABWE
Lo sapevo sin dall’inizio che non sarei dovuta tornare in Africa, perché a questo giro mi avrebbe definitivamente rubato il cuore e mi avrebbe fatto passare mesi e mesi a non pensare ad altro che ritornarci ancora e a pormi domande esistenziali.
Uscire fuori dal villaggio turistico vuol dire confrontarsi con una realtà che può non piacere o che non si riesce ad accettare, ma è un’esperienza senza la quale non ha senso, secondo me, farsi tante ore di volo. Ho incontrato persone che avrebbero voluto tornare in Italia il giorno dopo l’arrivo, perché il posto non era come se lo immaginavano: “c’è troppa povertà e mi sento in disagio”, ma in quelle persone ho visto anche troppo poco rispetto per il luogo e la sua gente.
Ma riuscire a guardare oltre, riuscire a lasciarsi andare ed entrare in contatto con la realtà del posto con meno filtri possibili, è il regalo più bello che uno possa fare a se stesso.
In Zimbabwe vorrei tornarci con Mister e mostrarli quanto possa essere bello un Paese anche se non ha il mare e non sentirne nemmeno la mancanza: attraversare la savana infinita dello Hwange National Park, meravigliarsi davanti all’immensità delle cascate Victoria, guardare in silenzio il tramonto sullo Zambesi e scorgere le orecchie degli ippopotami in apnea nelle acque del lago Kariba. E poi volare in Kenya e passare qualche giorno a Watamu, solo per riabbracciare la mia principessa.
BALI
La magia di Bali è la pace interiore che questa isola riesce a regalare, attraverso il sorriso della sua gente, la sua spiritualità, la sua natura selvaggia, i tramonti che da soli valgono l’interno viaggio. Mi capita spesso di ripensare a quest’isola e sentire una profonda nostalgia, una gran voglia di tornare, giusto per farmi coccolare l’anima dalla sua carezza delicata, nell’illusione che niente possa andare male, nulla può far male, in un luogo dove ogni elemento della natura ha un proprio dio.
NEW YORK
Sono volata a New York due volte lo stesso anno, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, sia d’estate che d’inverno, nell’ormai lontano 2010. Due viaggi non programmati, saltati fuori dalla nostra agenda all’improvviso, un gradevolissimo imprevisto di lavoro che ha portato me e Mister nella Grande Mela agli albori della nostra relazione.
Ho potuto vedere NY illuminata da uno splendete sole di fine agosto, racchiusa in una bolla d’umidità che rendeva alquanto sfiancanti le mie passeggiate in solitaria sotto la gradevolissima ombra degli infiniti grattacieli, e l’ho rivista brillare con la luce colorata delle luminarie di dicembre, avvolta in una magica atmosfera natalizia, sferzata da un vento gelido che me la fa ricordare come una delle città più fredde in cui abbia messo piede.
A New York ho camminato per ore, ho passato la maggior parte del tempo da sola e mi sono sentita subito a mio agio. Ho fatto colazione su una panchina di Bryant Park, ho pattinato sul ghiaccio al Rockefeller Center, ho letto un libro sdraiata sull’erba di Central Park, ho fatto un giro sulle montagne russe di Coney Island, mi sono scambiata la macchina fotografica con altri turisti solitari per farci le foto a vicenda, ho fatto shopping selvaggio da Macy’s, ho attraversato il ponte di Brooklyn, ho guardato l’orizzonte dall’Empire State Building.
E ritornerei ancora per rifare tutto questo ed altro, ancora e ancora.
AUSTRALIA
L’Australia è stata il sogno che prendeva forma, la cosa troppo bella per essere vera, il viaggio “conservato” nel tempo, messo momentaneamente da parte per diventare ancora più speciale, per rimanere nei nostri ricordi come il viaggio della luna di miele.
In Australia non voglio tornarci in futuro.
In Australia avrei voluto rimanerci ad agosto: avrei voluto allungare all’infinito quei momenti, i giorni, le ore, i minuti. Andare piano, fermarmi tutto il tempo necessario per scoprire ogni centimetro del nostro itinerario: nonostante la libertà di cui abbiamo goduto facendo un on the road e avendo a disposizione un mese intero, c’era sempre un giorno con un aereo di ritorno prenotato, che è arrivato troppo in fretta.
Dell’Australia sto scrivendo lentamente, cercando di ripercorrere con le foto e i ricordi le tappe fondamentali del nostro viaggio, senza fretta, almeno non questa volta.
E tu torneresti in un posto in cui sei già stato?