A19, colpita e affondata
Creato il 15 aprile 2015 da Giorgiocaccamo
Risale a molti anni fa l'ultima volta che ho percorso la A19, l'autostrada che collega Palermo e Catania, dunque potrei avere dei ricordi appannati e inesatti, ma per quel che mi riguarda l'ho sempre considerata una strada decisamente inadeguata. E sono sempre stato convinto che non costituisse quell'asse strategico che ci si potrebbe immaginare. Poco trafficata, pochissimo curata, quasi priva di servizi (soprattutto in direzione Catania-Palermo), una lunga sequela di bassi viadotti e piloni a cavallo di letti asciutti di fiumi in un paesaggio siciliano da stereotipo, svincoli praticamente nel nulla. Insomma, una strada alla quale difficilmente si potrebbe dare il titolo di "autostrada". Ma tant'è, assomiglia alla vecchia A3 (checché se ne dica, paradossalmente, la Salerno-Reggio è migliorata: ciò non toglie che sia nuovamente bloccata per crollo, tragico e mortale, di un viadotto...).
Proprio il crollo di un viadotto, l'Himera, vicino a Scillato nel Palermitano, ha fatto scoprire più o meno l'esistenza di quell'autostrada nata male. Quei trecento metri di strada travolta da una frana hanno portato la A19 sotto i riflettori. E si è parlato di "Sicilia divisa in due". Io ho parecchi dubbi. Dubbi, non certezze. Sensazioni, non prove. Però, percorrendo più spesso la A18 (Messina-Catania-Siracusa, prossimamente estesa fino a Gela) e la A20 (Messina-Palermo), ho un'idea mia della differenza tra le tre principali arterie autostradali della Sicilia. Rispetto alle altre due, la A19 non ha pedaggio, è gratis (e questa è spesso la scusa per lasciare le infrastrutture semi-abbandonate...), e non è gestita dal Consorzio per le Autostrade Siciliane, il Cas, bensì dall'Anas. Proprio come la famigerata autostrada dall'altra parte dello Stretto. E infatti se ne sta parlando per gli scandali legati alle gestioni dell'Anas di Pietro Ciucci, lo stesso uomo che Berlusconi volle alla guida della società Stretto di Messina Spa. I piloni di Scillato sono il pretesto. Ciucci si dimetterà ma non ne uscirà con le ossa rotte.
Di rotto c'è invece molto in Sicilia, proprio su quell'asse Palermo-Catania. Perché quello che fa amaramente sorridere, rispetto agli allarmi sulla "Sicilia divisa in due", è che per l'Isola questa situazione contingente è solo un peggioramento di una realtà già consolidata. Le truffe, pubbliche e private, sulle costruzioni e le infrastrutture tutto sono tranne che nuove. I crolli idem. Le frane e gli smottamenti, figurarsi. Ci vorranno, pare, due anni per ricostruire tutto il ponte crollato a Scillato, e tre mesi almeno per la bretella d'emergenza. Per costi milionari. Dunque, nel frattempo, si ipotizzano altri modi per ripristinare minimi collegamenti tra i due capoluoghi.
Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, e la società di gestione dell'aeroporto di Palermo, Gesap, hanno fatto appello alle compagnie aeree per istituire "al volo" collegamenti tra Punta Raisi e Fontanarossa. Interessante che il primo interlocutore preso in considerazione sia stato Ryanair. Soluzioni low cost? Eppure ora anche Alitalia si è detta disponibile. Negli anni '60-'70, per la cronaca, con l'autostrada ancora in costruzione, Palermo e Catania erano unite dai Fokker turboelica dell'Itavia (antenata della compagnia di bandiera): il volo durava mezzora.
E queste sono le "fantasie". Finiamo con la cruda realtà, che cancella le ipocrisie. Qualcosa di concreto è stato fatto: un treno in più PA-CT (orario: 17.29-20.30) e un altro CT-PA (orario: 5.28-8.39). Un intervento di emergenza che ha a malapena raddoppiato i servizi – diretti – precedenti. Sì, perché in ogni caso, prima del crollo di Scillato, c'era un solo treno da Palermo a Catania (orario: 6.33-9.51) e uno da Catania a Palermo (orario: 15.21-18.40). Adesso sono due e due... Come due sono le considerazioni, a uso e consumo delle prefiche della "Sicilia divisa in due": ci vogliono più di tre ore sui 240 chilometri della linea, elettrificata dagli anni Novanta; i treni non diretti, con cambio a Messina, ci mettono 5 (cinque) ore e 20 (venti) minuti. Se questi sono i treni, peccato che non c'è un traghetto...
Potrebbero interessarti anche :