Tempi duri, anzi durissimi, per i quotidiani di ispirazione comunista: Liberazione ha sospeso le pubblicazioni lo scorso gennaio e fino a data indefinita, mentre il Manifesto rischia di chiudere da un momento all’altro. Nonostante questo, o forse proprio per questo, venerdì 9 marzo i giornalisti e i poligrafici delle due testate hanno sfilato in corteo a Roma con la Fiom nella manifestazione organizzata dalla sigla sindacale della Cgil per protestare contro la possibile abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
I dipendenti di Liberazione hanno distribuito gratuitamente un foglio autoprodotto, 4 pagine a colori interamente autofinanziate, ultima iniziativa in ordine di tempo nell’ambito del progetto #OccupyLiberazione, l’assemblea permanente che ha occupato la redazione di viale del Policlinico dal 28 dicembre scorso per scongiurare la chiusura definitiva del quotidiano.
La prolungata assenza in edicola, oltretutto, ha allontanato ogni giorno di più l’obiettivo – oramai irraggiungibile – delle 250 uscite annue minime richieste dalla legge per poter chiedere allo stato il contributo pubblico destinato ai quotidiani dal fondo per l’editoria. Invece, come ha precisato una nota del comitato di redazione di Liberazione, “non c’è traccia di ripresa del prodotto editoriale” anche dopo la chiusura (“anche questa unilaterale”) dell’esperimento del giornale in pdf prodotto dalla redazione occupata all’inizio di gennaio.
I colleghi del Manifesto, invece, hanno distribuito lungo tutto il corteo 10mila volantini e oltre 3mila spillette per raccogliere fondi a sostegno del quotidiano, attualmente commissariato e posto in regime di liquidazione.
L’obiettivo, in questo caso, è ambizioso ma più verosimile: raggiungere le 25mila copie vendute in edicola, tramite abbonamenti o attraverso altre forme di diffusione del giornale. Un risultato ancora lontano ma non impossibile, dal momento che secondo la redazione dall’inizio della campagna di rilancio della testata il Manifesto si sarebbe stabilizzato a quota 18mila copie alle quali andrebbero aggiunti gli oltre 4mila abbonamenti all’edizione cartacea o digitale.