Steso sul prato, in bocca la mia Winston blu di fiducia, all'ombra di un albero, in questo insolito pomeriggio mite di Febbraio, chiudo gli
occhi e mi lascio cullare dolcemente, trasportare dalle delicate note
degli Ab Imis. Una band dalle atmosfere prettamente eteree; la loro è
musica fatta per pensare, per sognare, per dimenticare almeno per
qualche minuto tutte le migliaia di brutti pensieri, di noie e
paranoie più o meno grandi che accompagnano la nostra esistenza giorno dopo giorno. Una sorta di limbo pacifico e conciliante in cui non
mancano momenti oscuri, una dimensione parallela dove le linee della chitarra classica di Alessandro Aloisi e del pianoforte di Alessia Scategni abbracciano splendidamente la soffice timbrica vocale di Paola Cannolletta e offrono alla chitarra elettrica di Valerio Daniele un terreno perfetto per sperimentare, improvvisare ed impreziosire il corpus sonoro con le sue note dal sapore un pò gilmouriano e un pò greenwoodiano. "Nove ore, tra ciò che eri e ciò che non sei più": così recita "Nove", uno dei due brani degli Ab Imis, una piece dalla struttura evanescente, in continuo mutamento, inafferrabile, che non ha una direzione precisa; bisogna mettere da parte logica e razionalità e lasciare che questa soffice e malinconica canzone dia libero sfogo ai propri e ai nostri istinti, ai propri e ai nostri voli pindarici e ci porti con sè negli angoli sperduti della mente. Una
sorta di flusso di coscienza sonora pervade questo pezzo, dove non ci
sono regole nè schemi prefissati ai quali aggrapparsi ma solo la
sensazione, quasi un comando esterno, di doversi abbandonare,
lasciarsi andare completamente, impacchettare e mettere in un cassetto la nostra vita borghese e fermarsi ad ascoltare. Solo questo.
"Dipendenza", la seconda traccia del gruppo, è caratterizzata dai toni
vagamente cupi del pianoforte che si contrappongono alla leggiadria di chitarra e voce, protagoniste, nel finale, di un curioso siparietto
fatto di botta e risposta. "Un respiro fermo in gola, lo strapperei
via da me": sono le parole che chiudono "Dipendenza" ed il mio ascolto degli Ab Imis. Apro gli occhi,la mia sigaretta ancora in bocca è ormai spenta, consumata, è quasi buio e tra poco m'incamminerò verso casa. In testa ho ancora i frammenti visivi e sonori di un viaggio
solitario, di un volo immaginario appena compiuto e dal quale sarà
difficile staccarsi.. Merito degli Ab Imis, una band palesemente
"outcast" e sfuggente ma soprattutto tremendamente brava a far
chiudere gli occhi e accompagnarti verso lidi sconosciuti, dove non ci
sono bollette da pagare ed orari da rispettare. Almeno per qualche
minuto. By RentBoy
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