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Abbandonando il fai da te, percorro la strada dei ricordi (e minaccio bambini al supermercato)

Creato il 14 luglio 2011 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Un titolo davvero poetico.

Sono un fenomeno. Sono andata al BricoIo per cercare alcune cose per perseverare nel decoupage, ma accorgendomi dei prezzi folli di alcune cose (tipo 13€ per un barattolo di vernice trasparente) ho realizzato che è un hobby troppo costoso per le mie tasche e ho desistito. Siccome io odio chi piange miseria e poi spende soldi per delle puttanate, ogni tanto provo ad alienarmi da questa categoria di persone, ben sapendo che ogni tanto ci rifaccio capolino. Comunque sono uscita dal BricoIo con 15€ di scatolette per il mio micio, una spesa sicuramente migliore. Ah, e due scatole di chiodi per tentare di sistemare l’armadio della lavanderia (al limite me li sparo nelle ginocchia nei momenti bui). Ora però ho tipo 20 figurine di Pocoyo già ritagliate da usare per una scatola che non vedrà mai la luce. Vabbè, le appiccicherò da qualche parte.

Dal BricoIo al Famila ho percorso alcune strade che mi hanno fatto ripiombare nell’età acerba della mia adolescenza. Sono passata davanti al Grand Cafè, amichevolmente detto Granca, ci trascorsi un ultimo dell’anno di non so quanti secoli fa. Anzi sì, me lo ricordo, era l’ultimo del 2001: mi ricordo perchè poi nel 2002 è entrato in vigore l’euro, e a mezzanotte e un minuto Piergiorgio, un ragazzo che faceva parte di quella che all’epoca era la mia compagnia di non amici, espresse il desiderio di pagare subito in euro. Vabbè. Ovviamente essendo stata all’epoca una specie di discoteca alla fine stetti male, troppo caos, troppa gente, musica a volume troppo alto. Me ne andai a mezzanotte e mezza. Io alla movida ci faccio una pippa.

Dopo il Granca si imbocca la Spolverina, famigerata strada appena fuori Mantova, e si passa davanti a un locale nuovo, si chiama Open Spice. Ha preso il posto del ristorante pizzeria “Da Benito”. Me lo ricordo perchè ci trascorsi una bellissima serata con la Ale e la Fra, nel 2004, di ritorno io dall’Australia e la Ale dalla Grecia. Dovevamo ancora iniziare l’università e il mondo mi sembrava un posto meraviglioso. Mai mi sarei immaginata quello che sarebbe successo negli anni a venire. Sono l’unica a cui le cose sono andate piuttosto storte, o comunque diverse da quelle preventivate, pazienza, beate loro. Forse anche quelli di “Da Benito” non si aspettavano che un locale storico come il loro vedesse nel giro di pochi anni le serrande abbassate.

Il Famila invece non è una tappa nostalgia, è la sosta ristoratrice per riempire il frigorifero. Come spesso capita, succede una cosa strana con un bambino (o bambina) a caso. Generalmente so come comportarmi quando a prendermi per il culo è un adulto o un anziano o un mio coetaneo, dipende da come mi gira ma se voglio rispondere so cosa rispondere. Premetto anche che io non odio i bambini; non li amo nemmeno eh, ma non li odio. Voglio dire, detesto molto di più altri esseri viventi come le vespe o i pesci abissali piuttosto che i bambini. Se è un bambino a prendermi per il culo evito di rispondere, a meno che non succeda come nel supermercato vicino a casa  in cui un giorno un cioppino, impunemente, mi ha proprio detto “Cicciona”, davanti a tutti, così, e ovviamente il padre non gli ha detto nulla. Fosse stato per me gli avrei tirato in testa una bottiglia di extravergine Carapelli, ma ho evitato, gli ho semplicemente fatto sapere che era un figlio di buona donna, e se non ha capito capirà tra qualche anno. Quello che è successo oggi al Famila, però, è diverso: un bambino mi vede e va subito dalla mamma, le tira la maglia, mi indica e le dice qualcosa, come per essere rassicurato, come se fossi una specie di Godzilla sbarcata in serata al supermercato. Questa volta non ha fatto in tempo a compiere tutte le operazioni, tanto che ho fatto in tempo a fulminarlo e a squadrarlo per bene. Lo so che non dovrei mettermi contro dei bambini, ma a me dà fastidio questa cosa che siccome sono bambini possono tutto. “Eh ma sai son bambini”, le balle. Io sono adulta e sono grassa. Come la mettiamo? Perchè deve vincere un bambino alto un metro e un cazzo? Ogni tanto voglio vincere io.

Prima che diciate che ho la sindrome della perseguitata, voglio solo dirvi che non mi interessa. Io vivo nel mondo secondo Margherita Dolcevita, scrivo le cose come le vedo io, e contano in base a quello che sento, vedo, provo. Magari quel bambino solo casualmente dopo avermi visto è andato da sua madre, le ha tirato la maglietta e mi ha indicato, magari stava additando le scatole di pelati dietro di me, chi lo sa. Ma quello che conta, qua e per me, è come percepisco io il mondo che mi circonda.

E oggi penso proprio che gli altri siano il nostro inferno.



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