Abbattimento dei costi domestici: ottimo esempio di Intelligenza Finanziaria!!

Da Robertopesce

“Chi ha frequentato in questi anni il nostro corso INTELLIGENZA FINANZIARIA (prossima imperdibile edizione ancora in SUPER PROMOZIONE in data 27 e 28 settembre a Reggio Emilia , CLICCA QUA per informazioni e iscrizioni) sa quanto sia importante ottimizzare i costi della propria gestione finanziaria personale per poter creare spazio finanziario sul budget di spesa familiare ed iniziare così a sviluppare la propria “Fabbrica della Ricchezza”.

In tal senso, alcune settimane fa mi sono imbattuto in un interessantissimo studio pubblicato dal “Sole 24 ore” in cui si fornivano molti spunti su come dimezzare fin da subito la propria bolletta elettrica per risparmi in alcuni casi anche superiori ai 1.000 € / anno. Ad esempio, non tutti sanno che utilizzare gli elettrodomestici di casa (lavatrice, lavastoviglie, televisore, …) costa, in termini di euro, molto meno rispetto a solo 10 anni fa, e questo grazie alla tecnologia degli attuali apparecchi che, a prezzi pressoché uguali a quelli di molti anni addietro, consumano il 50% in meno di elettricità, acqua e detersivo, lavorando con risultati assolutamente superiori.

In sostanza, anche se apparentemente i “vecchi” elettrodomestici sembrano continuare a lavorare egregiamente, consumano in maniera subdola kilowatt su kilowatt.

Una bolletta energetica con elettrodomestici vecchi a fine anno costa intorno ai 500 euro, il doppio considerando apparecchi di classe A (230 euro circa) e 4 volte in più rispetto a quelli di classe A+++, che è sotto dei 130 euro totali. A questo si aggiungano anche il costo dell’acqua e del detersivo, dell’illuminazione e degli altri apparecchi della casa. Nei calcoli eseguiti da esperti di Ceced Italia (che riunisce i produttori di elettrodomestici) e di Indesit Company,  si considerano quegli elettrodomestici che pesano di più sui consumi o che funzionano spesso o di continuo: il televisore, il frigorifero con comparto freezer, la lavastoviglie, la lavatrice, il congelatore verticale. Discorso a parte il forno elettrico, poco utilizzato  in Italia, ed il climatizzatore, poco diffuso e usato solo per periodi limitati.

Frigo e congelatore sono i principali indiziati, essendo sempre in funzione. Un vecchio frigo infatti divora in un anno oltre 120 euro mentre uno in classe A+++ meno di 25 euro (meno di una lampadina accesa e come gli altri apparecchi che non sono sempre accesi). Inoltre, con un euro paghiamo 10 ore di funzionamento della lavastoviglie (in pratica circa 10 lavaggi per 10 pasti…), mentre il frigo è molto più “economico” poiché 320 ore circa di funzionamento richiedono solo 1 euro di elettricità.

Anche per la lavatrice si possono abbattere i costi collegandola ed esempio all’impianto domestico o alla caldaia autonoma per avere acqua calda senza usare quindi la resistenza elettrica, lavando solo a pieno carico, con temperatura basse, seguendo in maniera pedissequa le istruzioni d’uso.

Più la famiglia è numerosa (almeno tre figli) più aumenta la convenienza ad acquistare elettrodomestici più efficienti: la differenza è di almeno 30 euro all’anno per chi usa una lavabiancheria in classe A+++ rispetto a chi lava con una macchina in classe A. Triplica la differenza se continua ad usare una macchina di oltre 10 anni al posto di una lavabiancheria efficiente.

Questi pochi esempi rendono evidente quanto la conoscenza e la corretta gestione consentano risparmi molto interessanti in un’ottica di educazione finanziaria, sempre più indispensabili soprattutto in periodi di vacche magre come l’attuale.

Proprio per questo durante il corso INTELLIGENZA FINANZIARIA del 27 e 28 settembre a Reggio Emilia si “batterà” molto sul concetto del controllo delle spese e del risparmio che, seppur talvolta apparentemente minimo, può consentire guadagni impensabili, soprattutto se investito con gli strumenti adeguati in base alla logica dell’interesse composto che a molti è sconosciuta ma che fa capire come siano proprio le piccole cifre le più importanti da ottimizzare.

Al corso entreremo nei dettagli per comprenderne le potenzialità ma giusto per non farti restare a “bocca asciutta” ti lascio  con alcuni passi tratti da “Un chicco di riso” di Helena Pittman, New York, Hastings House 1986.

“La figlia dell’Imperatore della Cina era gravemente malata, e suo padre promise ricchezze oltre ogni immaginazione a chi fosse stato in grado di curarla. Un giovane contadino chiamato Pong Lo si presentò a palazzo e con il suo sorriso e con la sua abilità riuscì a ridare alla principessa la salute e a conquistare il suo cuore. Come ricompensa Pong Lo chiese all’Imperatore la mano di sua figlia.

L’Imperatore rifiutò e chiese al contadino di pensare a qualsiasi altra ricompensa egli avesse desiderato. Dopo averci pensato per alcuni istanti Pong Lo disse: «Vorrei un chicco di riso». «Un chicco di riso! Ma questo è assurdo! Chiedimi qualunque somma, la più grande stanza del palazzo, un intera scuderia di stalloni selvaggi e tutto questo sarà tuo! » «Io desidero semplicemente un chicco di riso – disse Pong. Lo – ma se Sua Maestà proprio insiste, potrà raddoppiarmene l’entità ogni giorno per cento giorni di fila».

E così fu che, appena tornato a casa, Pong Lo ricevette il chicco di riso che gli era stato promesso. Il giorno successivo ricevette due chicchi di riso, il terzo giorno ne ricevette quattro, il quarto giorno otto e così via. Il quinto giorno ricevette 16 chicchi. Il sesto giorno ricevette 32 chicchi. Il settimo giorno ricevette 64 chicchi. L’ottavo giorno ricevette 128 chicchi. Arrivati al dodicesimo giorno, Pong Lo si vide recapitare 2.048 chicchi. Il ventesimo giorno vi fu una consegna di 524.288 chicchi ed in occasione del trentesimo giorno occorsero ben 40 servi per trasportare i 536.870.912 chicchi di riso spettanti a Pong Lo.

In preda alla disperazione l’Imperatore fece l’unica cosa onorevole che gli rimaneva da fare ed acconsentì al matrimonio tra sua figlia e l’astuto contadino.

In considerazione dei sentimenti dell’Imperatore al banchetto nuziale fu evitato di servire piatti a base di riso.”

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Roberto Ivaldi


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