L’Ile de France viene invaso da parte di un esercito formato da sexy donne comuniste, componenti dell’ISA (Internazionale Solidale Armata) abbigliate con shorts e succinti top e definite dall’ autore stesso “magnifiche e rabbiose”.Si tratta di un’opera surreale e grottesca, in perfetto stile Gondry, che già dal titolo, rovesciando la famosa frase d’incoraggiamento di De Gaulle ai soldati francesi, all’indomani della capitolazione sotto l’invasione nazista, ci catapulta in una Francia governata da politici corrotti e immorali, ben lontana da qualsiasi ideale civile e politico. La vicenda è costruita all’insegna del grottesco che pervade ambientazione e personaggi.
Con l’esercito francese impegnato in un’improbabile quanto assurda operazione militare nel Golfo del Messico, il presidente Johnny Halliday decide di formare un esercito decisamente sui generis, guidato dal decrepito e perverso generale Bichard. Ecco quindi che barboni e derelitti assortiti vengono condotti in battaglia da dei “sottoufficiali” altrettanto sgangherati, che 25 anni prima, utilizzando biechi e surreali stratagemmi, erano riusciti ad evitare il servizio di leva obbligatorio.
Gondry segue le avventure di quattro ex studenti d’arte, Sylvain, Momo, Simon e il protagonista della storia, Bruno (alter ego dell’autore stesso), che si ritrovano, improvvisamente, alle prese con strategie belliche discutibili e armi improbabili. Questo reclutamento forzoso da parte del governo non risparmia neanche i morti come Simon, la cui condizione “privilegiata”, sarà un importante asso nella manica, in quanto combatterà con più forza e coraggio di tutti gli altri, esattamente come farebbe un soldato che…non teme la morte.
Alla fine, l’esercito in questione, dopo una brevissima illusione di vittoria, viene umiliato e sconfitto dalle eroine dell’ISA, che costituiscono un nuovo regno chiamato ISAlandia, dove gli uomini sono imprigionati o costretti a lavori forzati per la costruzione di nuove abitazioni.
Da questa sgangherata vicenda bellica, nella seconda parte del volume, Gondry trae spunto per tratteggiare il personaggio di Bruno e racconta la sua fuga dal “regime” di ISAlandia.
Il personaggio di Bruno è presentato subito come debole e frustrato per il fatto di avere poca personalità. Forse la mancanza di carattere proviene dalla presenza di questa donna dalla personalità schiacciante, di cui occorre vendicarsi (come suggerisce il sottotitolo dell’opera).
“Il problema del mio carattere è che non ne ho affatto. E ne avrete prova in questa storia, visto che il mio volto cambia di continuo”.
Al punto che questa storia a metà strada tra misoginia naif e misantropia diventa un espediente per rivendicare per sé e per suo figlio una nuova autonomia. Ed infatti, insieme al figlio, Bruno riesce a giungere in una terra svizzera, dove ha intenzione di ricominciare daccapo un’esistenza “forse più felice”.
In tutto questo, Isabelle rimane la donna da temere, da cui fuggire: nell’ultima parte del volume, infatti, l’autore dedica a “Isa” un ritratto a tutta pagina, mostrandola come una terribile e sensuale valchiria, armata fino ai denti e pronta alla violenza (sessuale? Psicologica? Fisica?). E a questo punto, che sia quest’ultima un’immagine iconica dell’esercito invasore, una generica donna guerriera dell’Internazionale Solidale Armata, o proprio quella Isabelle di cui si fa menzione nelle ultime battute della storia, non ha più importanza. Certo è che, in qualche modo, la vera co-protagonista del volume ormai è lei.
Gondry si lascia andare ad una storia irriverente, popolata da politici e militari ignobili e caricaturali, piena di simboli fallici e di riferimenti neanche troppo vagamente sessisti. Ci descrive una società divisa tra uomini poco intelligenti, lussuriosi e incapaci di tenere a bada le proprie pulsioni, e donne prepotenti e violente, che li rendono schiavi e li comandano a bacchetta. Tuttavia, le donne emergono come una forza prevaricatrice, in grado di mantenere saldamente l’ordine in un regno che ben presto si configura come una sorta di “gabbia dorata”, dalla quale nessuno cerca di scappare.
A livello grafico, i personaggi non possono essere rappresentati altrimenti che in modo grottesco e caricaturale, quasi deformi e privi di qualunque raffinatezza, in un contesto in cui le proporzioni sono assolutamente arbitrarie, “impossibili” e i colori si basano su contrasti violenti e toni acidi, che ben si adattano al tema surreale e ridicolmente distopico della storia.
Nonostante la brillante ironia concettuale che fa da sfondo, le numerose ambiguità e la mancanza di un chiaro senso di lettura della trama mantengono il divertimento ad un livello superficiale, mentre eventuali livelli più profondi di lettura richiedono un intervento del lettore ben al di là della tipica complicità e di una ragionevole partecipazione alla definizione del significato.
A questo va aggiunto un non eccelso talento grafico e una costruzione poco armonica delle vignette, che nel complesso rendono la graphic novel un esperimento non molto riuscito, lontano dalle profondità delle costruzione oniriche e visionarie a cui ci ha abituato Gondry con il suo cinema.
Abbiamo parlato di:
Abbiamo perso la guerra ma non la battaglia. Una storia vendicativa
Michel Gondry
Traduzione di M. Foschini
Bao publishing – 2013
36 pg., brossurato, colori, € 12,00
ISBN: 978-88-6543-157-3
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