Abbracci per Monica Cirinna' nell'aula del Senato dopo la votazione di fiducia sul ddl in materia di unioni civili. Roma, 25 febbraio 2016, ANSA/GIUSEPPE LAMI

Da Pukos

La politica – diceva Franz Liszt – è la scienza dell’opportunismo e l’arte del compromesso”, ed in effetti nelle parole del grande compositore ungherese è racchiusa una grande verità, ossia che il “compromesso” non deve necessariamente essere visto in un’ottica negativa, ma come un  necessario “passaggio tortuoso” che tuttavia permette di continuare il cammino.

Non sempre, però!

E non solo perché come il bicchiere può esser visto contemporaneamente sia mezzo vuoto che mezzo pieno, così anche il compromesso può simultaneamente accontentare e scontentare tutti, ma proprio perché la risultante del compromesso, a volte, “di fatto”, è un qualcosa di peggiore rispetto alle due posizioni contrapposte che lo hanno generato.

Insomma c’è a chi piace lo zucchero e chi il peperoncino, ma non è che mettendoli insieme accontentiamo tutti, ciò che ne esce è: una schifezza.

Come la legge italiana sulle unioni civili.

Cerco di motivare questo mio giudizio tranchant.

Esiste nell’ordinamento italiano un “istituto” che nel corso degli ultimi decenni ha subito profonde trasformazioni, ma che nessuno ha mai avuto la sfrontatezza di mettere in discussione, mi riferisco al “matrimonio”.

Prima del 1970 era considerato un vincolo indissolubile, poi, in quell’anno fu approvata la legge sul divorzio, la “Fortuna/Baslini”, confermata l’anno successivo tramite un referendum popolare.

Tuttavia, indissolubile o meno, nessuno ha mai pensato di abolire il matrimonio, proprio perché è un “istituto” che funziona ed ha un valore riconosciuto universalmente fin dagli albori della civiltà.

Ebbene se il problema è quello di riconoscere la legittimità per coppie non eterosessuali di unirsi con un vincolo regolato dalla legge, dove sta il problema? Quell’ “istituto” esiste già, e si chiama: matrimonio.

Ovviamente ogni legge deve essere approvata dai due rami del Parlamento, quindi occorreva avere la maggioranza parlamentare perché fosse approvata, ma questa non è una cosa strana, si chiama democrazia!

Quindi o in Italia esiste una maggioranza parlamentare in grado di approvare una legge che dà la possibilità di unirsi con un vincolo matrimoniale anche alle persone dello stesso sesso, oppure questa legge non si fa, semplice!

Non è una questione di “diritti”.

A mio parere, poi, lo stesso principio vale per le cosiddette “coppie di fatto”, non c’era affatto la “necessità” di regolarle a livello legislativo! Due persone, anche se da tempo conviventi, certamente non devono essere “costrette” a sposarsi, ci mancherebbe, ma non possono neppure pretendere poi di avere le stesse prerogative delle coppie che si sono unite col vincolo matrimoniale.

Mi riferisco per esempio alla reversibilità della pensione.

Quella che sembra uscita dalla battaglia politica che ha paralizzato il nostro Parlamento per tre settimane, invece, è una schifezza di legge che porterà ad ingolfare sempre più la macchina della Giustizia in Italia, una macchina che già ora era completamente imballata e che non aveva proprio la necessità di essere ulteriormente appesantita.

Un’ultima considerazione.

Fa ribrezzo, dopo tutte le dichiarazioni pubbliche, vedere una foto come quella che pubblichiamo in testa all’articolo. Capisco tutto, ma vedere una persona, completamente priva di dignità, continuare a rimanere seduta fra i banchi del Senato … è veramente deprimente.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro