Abelardo ha trentotto anni ed è professore di filosofia nella scuola di Parigi. Eloisa invece di anni ne ha solo sedici, è bella, alta, ben proporzionata, ha denti bianchi e perfetti, una rarità per l'epoca, ma soprattutto è colta e intelligente. Merito dello zio Fulberto presso cui vive, che è un tipo avaro ma tiene moltissimo a che la nipote riceva la migliore educazione possibile. Zio e nipote (ma c'è qualcuno che insinua siano padre e figlia) abitano dalle parti di Notre Dame, a due passi dalla scuola in cui Abelardo insegna.
Abelardo cerca una camera in affitto da quelle parti, lo zio è lusingato di avere come inquilino un professore di così grande fama che nei ritagli di tempo potrà dare lezioni private alla nipote, e il contratto è bell'e fatto.
Avvenne così che il maestro e l'allieva uniti sotto lo stesso tetto si innamorarono l'uno dell'altra.
Abelardo, fino a quel giorno impermeabile alle tentazioni della carne, è preso da una passione tanto improvvisa quanto travolgente. Ma per Eloisa non è solo questione di sesso, Abelardo è un gran bell'uomo all'apice del successo, e lei se ne innamora completamente, con una dedizione che sarà totale e incondizionata fino alla fine dei suoi giorni. Il grande professore trascura le lezioni e arriva perfino a comporre poesie d'amore che poi i suoi allievi vanno cantando per dileggio per tutta Parigi, la storia diventa di dominio pubblico e l'unico a non accorgersi di nulla è lo zio Fulberto. Ma succede il patatrac: Eloisa aspetta un bambino e lo scandalo sembra diventare inevitabile. Abelardo allora nasconde la fidanzata (amante? compagna? fate un po' voi) a casa di sua sorella in Bretagna, dove nascerà il piccolo Astrolabio (colui-che-abbraccia-le-stelle). Fulberto non la prende niente bene, anzi, se avesse per le mani Abelardo lo farebbe volentieri a fettine. Forse mosso da tardivo spirito di lealtà, o più probabilmente per la strizza che alla fine lo zio riesca a vendicarsi, Abelardo si reca da Fulberto e riconosce di non essersi comportato bene, ma si giustifica con la scusa che da che mondo è mondo si sa che sono sempre state le donne a causare la rovina degli uomini. In ogni caso, bontà sua, promette che sposerà la ragazza che ha sedotto, a patto però che il matrimonio resti segreto: agli insegnanti infatti era richiesta la rinuncia alla vita matrimoniale. Eloisa non sembra molto d'accordo, e non soltanto per salvaguardare la carriera di Abelardo, ma forse soprattutto nella consapevolezza che il matrimonio non sarebbe bastato per risarcire Fulberto dell'onta subita. Naturalmente Abelardo non le dà retta, il matrimonio viene celebrato in grande segreto, dopo di che però Eloisa viene spedita dal novello sposo nel monastero di Argenteuil, dove aveva studiato da bambina. Fulberto si convince (forse non del tutto a torto) che Abelardo abbia semplicemente voluto levarsela dai piedi, medita una atroce vendetta e di lì a poco, una notte, il nostro eroe viene assalito nel sonno e brutalmente evirato da tre uomini penetrati nella sua stanza. Dolore e vergogna lo inducono a rifugiarsi in monastero, non prima però di aver costretto la povera Eloisa a prendere il velo, cosa che lei, obbediente, farà tra lacrime e singhiozzi mi costringesti a legarmi a Dio e a vestire l'abito religioso ancor prima di te! Nonostante tutti i guai che le ha procurato però la loro corrispondenza va avanti fino alla morte di Abelardo, anche se su due registri diversi: Eloisa infatti per tutta la vita rimpiangerà l'amore sensuale che per troppo poco tempo li ha legati, mentre lui, pedante moralista, le ricorderà sempre e soltanto che il suo attuale ruolo di badessa le impone penitenza e preghiera, preghiera e penitenza. Quando anche Eloisa morirà, ventidue anni dopo, alla stessa età del suo recalcitrante sposo, verrà sepolta nella tomba dove già lui riposava. La leggenda vuole che egli abbia aperto le braccia per accoglierla, e la cosa non mi intenerisce per niente, era il minimo che potesse fare dopo averle distrutto l'esistenza. La loro tomba è al Pere Lachaise: li hanno trasportati lì nel primo decennio del secolo diciannovesimo per ragioni pubblicitarie: convincere i parigini a farsi seppellire in quel cimitero inaugurato da poco in cui nessuno aveva ancora voluto andare. Che fine abbia fatto Astrolabio non mi è stato possibile sapere.