Rispetto al post di ieri Crisi profonda, parole come pietre come cambia l’orizzonte stamattina? Sotto il profilo delle prospettive economiche non bene: la manovra passa (e si sapeva) ma non piace a nessuno (e pure questo si sapeva). Ma, come spiega Francesco Giavazzi, stamattina sulla prima pagina del Corriere soprattutto rischia di essere un pannicello caldo a rischio replica entro l’autunno.
Perché non tocca il problema strutturale cardine, quello delle pensioni, che è quello che guardano i mercat, cosa che in Europa solo Sarkozy ha avuto il coraggio di fare.
Devo dire che, sia pure con un ritardo spaziotemporale strutturale, è comunque positivo che i media tradizionali, la grande stampa, riescano a riallinearsi a quello che solo ieri si leggeva solo sui siti specialistici come lavoce.info.
Nel frattempo, però, i media continuano a interrogarsi più sugli aspetti politici della manovra in termini di impattosulla tenuta del Governo, degli effetti sul consenso elettorale e simili. Del fatto che la manovra “funzioni” per salvare l nostra economia pochi si azzardano a dire. Economia che si è scoperto d’improvviso ben più disastrata di come da mesi i giornali e le tv italiane andavano sussurrando. I media non ne parlano se non per riportare le opinioni delle parti sociali, come la “solita” Cgil contraria, Cisl e Uil possibiliste, Regioni e Comuni inferociti, eccetera, eccetera.
Anche la politica spettacolo parla d’altro, di cosmesi quando si scopre di avere un cancro, verrebbe da dire. La principale preoccupazione espressa da Enrico Letta, uno dei massimi esponenti dell’opposizione, ieri sera a Otto e Mezzo condotto da Lilli Gruber, era quella che Silvio Berlusconi si assumesse la responsabilità della manovra di fronte al paese. Come se questa potesse invece essere imputata alle opposizioni o alla congiuntura astrale… Stamattina titoli su titoli nelle pagine interne (Corriere, Repubblica, Sole, La Stampa) sullo “spostamento di potere” da Berlusconi a Tremonti, come se la manovra economica il capo del Governo non la volesse, gliel’avesse fatta ingoiare il suo ministro del Tesoro, l’Europa, insomma, qualcun altro.
Insomma, lenzuolate e sbrodolate sulle reazioni politiche. Ma sulla qualità della manovra, a parte l’illuminante fondo di Giavazzi, poco o niente.
Anche qui è facile prevedere che ci sarà presto un brusco risveglio: la manovra è un’accozzaglia di provvedimenti fra cui alcuni sensati, altri oscuri, altri ancora semplicemente idioti e probabilmente destinati a essere cancellati (c’è da sperarlo).
Un esempio per tutti: l’abolizione delle province. Beh, mica tutte, per carità: come si fanno a conciliare le spinte federaliste con l’abolizione di enti territoriali così rilevanti? E come si fa a conciliare un provvedimento del genere con la creazione di nuove province che è continuata tranquiillamente anche nella finanziaria di quest’anno? Allora: abolite solo quelle sotto i 220 mila abitanti. Ma anche qui: mica tutte. Per le regioni a statuto speciale no. Se no siciliani, sardi e valdostani (che di province storicamente ne hanno sempe avute una sola) magari sparano. E nemmeno le province che confinano con l’estero: parliamoci chiaro, una salvezza per Sondrio e la Valtellina. Ma allora quali aboliamo? 10 province in tutto. Quali? Per scoprirlo le prime pagine non bastano, e neanche i quotidiani comuni. Lo scoprono solo quelli che vanno sul Sole 24 ore a pagina 10. Si tratta di Ascoli Piceno, Biella, Crotone, Fermo, Isernia, Massa Carrara, Matera, Rieti, Vercelli e Vibo Valentia.
Credo che la gente non se ne sia ancora resa conto. Anzi, sono sicuro. Io a Carrara, provincia di Massa Carrara, ci sono cresciuto. E so perfettamente che non appena la gente se ne renderà conto esploderà la rivolta. Va bene: i carrarini non sono mai andati molto d’accordo con i massesi (ma neanche fra di loro, se è per questo: è gente particolarmente fiera e bellicosa). Ma ce li vedete aggregati amministrativamente sotto la provincia di Lucca (70 km di distanza) o la costituenda Viareggio che verrebbe pribilegiata? O peggio sotto la provincia ligure contigua di La Spezia? Ho delle pessime sensazioni… Tanto più che almeno cinque delle dieci province destinate all’estinzione, fra cui Massa Carrara, sono “vecchie” province istituite almeno 80 anni fa. Che fine faranno le prefetture, gli impiegati, le Camere di Commercio, le sedi di Confindustria… Chi ha scritto il testo di legge doveva essere molto distratto o sotto l’effetto dell’LSD…
E non è il solo caso, purtroppo.
Mentre sull’efficacia strutturale ci sarebbe da aggiungere alcune cose a quanto detto da Giavazzi.
- Le pensioni sono il nodo centrale. Perché l’Italia è uno dei due paesi al mondo (l’altro è il Giappone) che ha più del 20% della popolazione sopra ai 65 anni. 12 milioni di vecchi, e i baby boomer (quelli nati fra il 1945 e il 1964 cioè negli anni di massima espansione demografica) hanno appena cominciato a diventarlo. In più siamo gli unici in Europa con la pensione a 60 anni per le donne e gli unici al mondo con il 25% della popolazione (15 milioni di persone) che prendono la pansione e l’età pensionabile media più bassa d’Europa, grazie alle pensioni di anzianità. Vi basta?
- I soldi si prendono dove ci sono, vecchia regola base del fisco. E se in Italia, come diceva già 15 anni fa il grande fiscalista genovese Victor Uckmar ”Chi non vive di rendita ha sbagliato mestiere”, abbiamo le tasse più basse di tutto l’occidente sulle rendite finanziarie (12,5% di cedolare secca) e non esiste più la tassa di successione. Ergo: chi i soldi ce li ha di famiglia sta benissimo. Chi invece vive di lavoro, sia dipendente che autonomo, o evade o emigra o smette oppure è un povero infelice. Una manovra che non tocca questo meccanismo probabilmente slavaguarda la popolarità verso una parte significativa di elettorato, ma sul lungo periodo non può avere effetti economici (e sociali) positivi.
- L’85% delle famiglie italiane possiede la casa dove abita, anche qui primi in Europa e probabilmente al mondo. L’abolizione dellIci sulla prima casa è stata una boutade elettorale di grande efficacia, ma ha messo in mutande comuni e regioni. Lì i soldi ci sono. Sappiamo che l’impatto sociale di una tassazione di questo tipo è limitato. Non reintrodurla sarà anche un punto d’onore del governo ma è una bella stupidaggine dal punto di vista operativo.
- Con questi chiari, la manovra è un pannicello caldo e rischia di far incavolare fasce sempre più ampie della popolazione. Ma mai quanto la probabile manovra bis che si rivelerà necessaria più o meno entro l’autunno.