Era esattamente come la ricordavo: fastidiosa, umida, appiccicosa. Ha tardato ad arrivare, è vero, ma ora si sta facendo sentire con gli interessi questa maledetta, l'estate.
E io stanotte la guardo inerme dal letto.
Sento questa brezza meravigliosa, che porta con se il rumore delle onde e del decollo degli ultimi aeri della notte, rimanere bloccata sulla finestra spalancata della mia camera; non vuole entrare, mi odia.
Proprio come mi odia la stagione che mi ha dato i natali, l'estate. Nel profondo sa che io non tollero il caldo, il sudore, la sabbia che si infila dentro il costume al mare, la salsedine mista all'umido che ti rimane sulla pelle e tira, tira da morire.
Questa stagione subdola e meschina ci ha dato la sensazione non dover venire più, di dover rimanere nascosta dietro quell'abbozzo di primavera che fino al 31 maggio mi ha costretto ad uscire con il giubbotto di pelle, in puro stile Renz... e no scusate, Fonzie. In puro stile Fonzie.
E ora è arrivata, all'una di notte ancora mi tiene sveglio, ancora non mi fa dormire, un po' mi da le forze e il tempo per scrivere, pensare, riflettere, programmare. Perché la mente mica è fatta come l'estate, che rimane ferma in stand-by e poi arriva così, da un momento all'altro per fregarti. Quella, la mente, rimane sempre attiva, sempre in giro: accumula pensieri, nozioni, consigli, sistemi, idee, e poi pian piano fa uscire tutto quanto, quando ha il tempo.
Altre volte invece lascia tutto lì, fermo, proprio come la brezza di maestrale e mare che vorrebbe entrare dalla mia finestra, ma qualcosa, inspiegabilmente, la tiene fuori.