Il primo è il trequarti dei campioni inglesi che è salito alla ribalta per la meta segnata sabato pomeriggio contro i Sarries: una serie di sportellate mentre correva lungo la fascia, andando a schiacciare palla alla bandierina. In realtà, il giovanotto (classe '91, nato samoano, ma oramai 100% English man) ha solo messo la ciliegina sulla torta ad una stagione che fino a questo punto l'ha visto migliorare di partita in partita, ha ricordato Moore prima di sottolineare che ha la fortuna di giocare con i due mediani della nazionale, Ben Youngs e Toby Flood. Insomma, si ritroverebbe con i compagni di club e la cosa faciliterebbe il suo ingresso "internazionale".
Il secondo è il pilone sudafricano pure lui naturalizzato che dopo essere finito al centro della bufera per essersi fatto beccare con della cocaina in corpo ai tempi di Bath, ha smaltito i due anni di squalifica tenendosi allenato con la boxe e altre discipline tonificanti come il ju jitsu. Ora è di nuovo sul campo, i Saracens hanno scommesso su di lui e lui li ha ripagati mettendo in difficoltà con un rivale qualsiasi, ma Martin Castrogiovanni. D'altra parte, prima di combinare la frittata, Stevens ha collezionato 32 caps con l'Inghilterra tra il 2003 e il 2008.
"C'è chi dice che non abbia buone mani", scrive Moore in merito a Tuilagi, ma c'è gente con qualità gestuali non lontane dalle sue. E poi, sarebbe il rincalzo quasi perfetto di Mike Tindall: due secondi centri fisicamente portentosi, due badili al posto delle dita se vogliamo, uno vecchio, l'altro giovane. Se Tindall fosse il numero 13 titolare in Nuova Zelanda, sulla lunghezza di una Coppa del Mondo il fiato aggiunto da Tuilagi farebbe molto comodo.
Stevens, da parte sua, oltre agli skills in mischia, ha saputo portare palla e ha esperienza: il dubbio è che se Andy Sheridan dovesse ritrovarsi nuovamente azzoppato, Johnson potrebbe puntare su Alex Corbisiero dei London Irish, ormai destinato a chiudere il 6 Nazioni nel gruppo nazionale. E però, un sostituto non fa mai male.
Insomma, qualcosa bolle in pentola. Poi tocca al cuoco, si sa.