Abusato da un prete: “La Curia di Napoli mi ha dato pochi euro per risarcirmi”

Creato il 29 gennaio 2016 da Vesuviolive

Diego, il nome è di fantasia per tutelare la privacy, è un uomo di 39 anni segnato con un marchio indelebile nell’anima. Sarebbe stato un dolore improvviso al ventre a ricordargli l’evento che, nell’adolescenza, cercò di rimuovere per andare avanti e sopravvivere. Quando aveva 13 anni, secondo il suo racconto, sarebbe stato vittima di un abuso sessuale da parte di un prete di cui si fidava e che, come tanti ragazzini, per vergogna e paura non denunciò.

Ora che la verità è riaffiorata nella sua memoria, Diego cerca giustizia. E’ per questo che ha deciso di raccontare la sua storia al Fatto Quotidiano, che ha raccolto la sua denuncia: “Avevo 13 anni, il mio professore di religione era don S., un sacerdote molto stimato. Io venivo da una famiglia religiosissima, mio padre quando andavamo in vacanza ci portava a visitare i santuari. Così quando il sacerdote mi ha detto se volevo andare a pranzo da lui a me è sembrato un onore. Non avrei mai immaginato quello che è successo dopo“. Quello che accadde dopo, sempre secondo il suo racconto, è una realtà che, purtroppo, tutti abbiamo imparato a conoscere: il sacerdote lo avrebbe fatto accomodare sul letto, seduto vicino a lui ed avrebbe approfittato del suo stato di soggezione abusando sessualmente di lui.

La triste vicenda, però, non sarebbe terminata qui, ma prosegue con l’omertà che spesso seppellisce e pulisce questi imperdonabili misfatti. Due anni fa, quando la fitta riportò alla mente la violenza, Diego andò dal sacerdote registrando di nascosto la conversazione: il prete non avrebbe negato l’abuso, contando sulla prescrizione del reato. L’uomo, conscio della non punibilità legale, ha raccontato di essersi rivolto, quindi, alla Curia di Napoli facendo ascoltare le sue registrazioni e raccontando la storia di 20 anni prima. In risposta alla sua denuncia Diego avrebbe ricevuto pochi giorni dopo solo una busta bianca con dentro 250 euro come “risarcimento”. Indignato avrebbe inviato, quindi, una lettera alla Segreteria di Stato del Vaticano con la sua storia ricevendo come risposta un’altra busta contenente questo messaggio: “Sua Santità la ringrazia e invoca su di lei la protezione della Vergine Maria. Quanto è stato da lei comunicato è stato portato all’attenzione dell’autorità competente”. Dopo due anni da questa comunicazione, l’uomo starebbe ancora aspettando giustizia.