Acaraje..ricetta brasiliana!

Da Melissa

Bom dia!

Come avrete già capito..forse..oggi si va in Brasile!!
Ebbene sì, il piatto di cui parliamo è tipico della cucina afro-brasiliana, in particolare dello stato brasiliano di Bahia.
E’ composto da una pasta di fagioli del tipo feijão-fradinho cipolla e sale, fritte nell’olio di dendê (che è un olio estratto da una particolare palma del nord-est del brasile)*. Può essere servito con peperoncino, gamberi, vatapà (che è un piatto tipico della cucina baiana), caruru** (che è una specie di zuppa tipica brasiliana, anche questo come il vatapà di origine africana)  o pomodori verdi e rossi tritati con coriandolo.
In Africa, è chiamato àkàrà che significa palla di fuoco, dove je ha il significato di “mangiare”. In Brasile le parole si sono unite formando la parola, acara-je, ossia, “mangiare la palla di fuoco”.

L’acarajé è un piatto tipico della religione afro-brasiliana denominata candomblé***, è il cibo rituale dell’Orixà Iansã.
La sua origine è legata al mito della relazione tra la divinità Xango e le sue due spose  OxumIansã. La polpetta è considerata un’offerta propiziatoria a questi orixás.
Nonostante sia venduto nelle strade dello stato di Bahia in un contesto cosiddetto “profano”, l’acarajé sembra essere ancora considerato, dalle baiane adepte del candomblé, un cibo sacro agli dei. Per questo motivo, la sua ricetta, benché non sia segreta, non può essere modificata, e può essere preparata solo dal “clero” del condomblé, i cosiddetti filhos-de-santo, non so quanto ciò sia vero ma attualmente è cucinata da tutti tanto che dopo troverete una delle ricette…
L’acarajé è preparato con dei fagioli chiamati feijão-fradinho, che devono essere tritati su una pietra in pezzi grandi e posti a bagnomaria affinché la buccia si stacchi. Una volta sbucciati, vengono tritati nuovamente, per raggiungere una consistenza finissima. Si aggiungono quindi cipolla tritata e un po’ di sale.
Il segreto per un acarajé di pasta morbida è il tempo dedicato alla battitura della pasta. Questa raggiunge la consitenza ideale quando assume la consistenza di una spuma.
Il primo acarajé viene sempre offerto all’orixá Exu, la prima divinità nella gerarchia del condomblé. A seguire gli altri acarajé vengono offerti agli altri orixá.
Forme particolari hanno gli acarajé offerti a Iansã, della grandezza di un piatto da tavola, è rotondo e ornato da nove gamberi affumicati e circondato da nove piccoli acarajé e a Xango, di forma ovale come la tartaruga, il suo animale preferito, circondato da sei o dodici piccoli acarajé.
La bancarella dove la baiana espone i suoi prodotti è chiamato tabuleiro da baiana.
L’Acaraje’ venduto dalle baiane nell’abito tradizionale bianco è tagliato a metà e servito insieme agli altri piatti già citati.

RICETTA
Ingredienti: per la pasta di 10 acarajè
-
1/2 kg di fagioli cannellini secchi
-1/2 cucchiaio di sale,
-1 cipolla tritata molto finemente
-olio di palma, in alternativa olio extra vergine d’oliva, per friggere
(una variante prevede i coriandoli, se vi ispirano potete aggiungerli durante la preparazione, dopo averlo sminuzzato)
Preparazione:
Prendere i fagioli cannellini e tritarli quel tanto che basta per spezzarli, lasciarli riposare
in acqua fredda per una giornata, quindi smuoverli con le mani e con una schiumarola togliete le bucce che saranno venute in superficie. Scolateli e poi triturateli nel frullatore; aggiungete la cipolla e il sale (e il coriandolo se volete); mescolate bene fino ad ottenere un composto cremoso e omogeneo; con il cucchiaio preparate delle “palle” da immergere nell’olio bollente, mi raccomando abbondante. Friggete l’acarajè da entrambi i lati, facendolo ben croccante, quindi adagiatelo su carta assorbente (friggetene circa 6 per volta); generalmente l’acarajè viene aperto a metà e servito con gamberetti secchi o fritti, salsa piccante, pomodori tagliati a cubetti e vatapà, una crema di verdure e pesce, sostituibile magari con del purè di patate.

CURIOSITA’ :
*Il Dendê è un tipo di palma importata in Brasile dai neri africani, dalla cui noce di cocco si estrae un olio tradizionalmente considerato un ottimo medicinale, ma utilizzato anche a fini alimentari (per gli acaraje appunto..) e per ungersi il corpo. È dunque un elemento strettamente legato alla cultura afro-brasiliana, e l’espressione ter dendê, cioè ‘avere dendê’, ricorrente in molte canzoni di capoeira, significa essere forti, avere la protezione divina, comportarsi nel modo giusto secondo la tradizione.
**Dare un Carurú è sinonimo di dare una festicciola a cui invitare amici per mangiarne insieme ad altre specialità di origine africana. Ed è  cibo sacro alle divinità del Candomblé.
***Candomblé è una religione afrobrasiliana praticata prevalentemente in Brasile ma anche in stati vicini come l’Uruguay, il Paraguay, l’Argentina e il Venezuela. Mescolanza di riti indigeni, credenze africane e Cristianesimo, questa religione consiste nel culto degli Orixa, divinità di origine totemica e familiare, associati ciascuno ad un elemento naturale, e si basa sulla fede in un’anima propria della natura.

[fonti: wikipedia-http://www.brasileitalia.info-http://www.gustoblog.it-http://italianobrasileiro.blogspot.com-altre personali..]



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