Accabadora - Michela Murgia

Creato il 22 aprile 2013 da Frencina
Titolo: Accabadora
Autore: Michela Murgia
Editore: Einaudi
Pagine: 164
Data di pubblicazione: 01 Gennaio 2009
ISBN: 9788806197803
Prezzo: 18.00 €
Sinossi:
La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio. Maria ha sei anni ed è appena diventata "figlia d'anima" dell'anziana Bonaria Urrai, secondo l'uso campidanese che consente alle famiglie numerose di compensare le sterilità altrui attraverso una adozione sulla parola; il patto tacito è che la figlia acquisirà lo status di erede, ma in cambio promette di prendersi cura della madre adottiva nei bisogni della vecchiaia. La bambina è inizialmente convinta che Bonaria Urrai faccia la sarta, e infatti le giornate sono segnate dallo scorrere nella bottega casalinga di una umanità paesana, fatta di piccole miserie e di relazioni costruite di gesti e di sguardi, molto più che di parole. Accettata come normale dal paese, l'adozione solidale tra la vecchia e la bambina si consolida malgrado lo sfaldarsi circostante delle antiche certezze. Attraverso lo sguardo privilegiato della bambina che cresce, le contraddizioni tra il vecchio e il nuovo emergono via via più evidenti: nell'esperienza della scuola dell'obbligo, e in quella del confronto tra la fede cristiana e i retaggi di una religiosità assai più antica nel tempo.

E anche in questo caso, come per Gomorra, leggo e recensisco il romanzo parecchio tempo dopo la sua uscita.
Se nel caso del libro di Saviano il mio aspettare era legato al successo immediatamente esploso, nel caso di questo romanzo la mia reticenza era dovuta al fatto che pensavo di trovare tra le pagine una storia che non mi sarebbe piaciuta. Perché? Per quegli assurdi pregiudizi che ogni tanto si figurano nella mente del lettore dopo aver letto la trama di un libro; idee che saltano fuori dall'interpretazione di un riassunto e che rimangono lì fino a che non ci si decide a leggerlo, quel libro.
E anche per me e per Michela Murgia è arrivato il momento di incontrarsi.
Nella Sardegna degli anni '50, terra di usanze e superstizioni radicate, Maria diventa figlia d'anima di Bonaria Urria, anziana donna mai sposatasi e senza figli. Diventare figlia d'anima significa che Maria diventa figlia acquisita di Bonaria. Questa usanza permette alle famiglie numerose di compensare la sterilità altrui attraverso un'adozione che si basa solo ed esclusivamente sulla parola data. In questo modo la figlia acquisirà lo status di erede, ma in cambio promette di prendersi cura della madre adottiva nei bisogni della vecchiaia.
Per Maria l'inizio di questa nuova vita è una rinascita: in casa propria era nessuno, un peso aggiunto a spalle che di portare zavorre aggiunte non ne avevano voglia. Bonaria invece la tratta come una persona, la chiama per nome, le insegna a cucire e a smettere di rubare. L'unica cosa strana in questo menage famigliare qualsi perfetto è che l'anziana donna ogni tanto, di notte, esce senza dare spiegazioni e rientra a mattina quasi fatta. La bambina prova a chiedere spiegazioni, ma non ne riceve nessuna e così anche questa stranezza diventa parte del quotidiano fino al terribile giorno in cui la verità verrà fuori e porterà Maria a prendere la decisione di trasferirsi a Torino.
Come dicevo più sopra, mi aspettavo un libro completamente diverso, meno scorrevole e talmente impregnato della cultura sarda da risultare di difficile lettura a chi sardo non è. Ed invece mi sono trovata tra le mani una storia di amore e amicizia tra una donna anziana ed una bambina raccontata in modo delicato e poetico, che mi ha catturata e da cui sono rimasta estremamente colpita.
Le superstizioni e la vita nei piccoli paesini sardi degli anni cinquanta ci sono eccome, però svengono inserite in modo magistrale e non rendono la lettura pesante o incomprensibile a chi in Sardegna non ci è nato e di quella terra conosce poco o nulla.
Insomma, una scoperta tardiva ma molto molto piacevole che consiglio a chi, come me, ancora non l'ha letta.
PS scusate la recensione venuta fuori un po' così, ma è da questa mattina alle undici che sono qui davanti allo schermo a scriverla e cancellarla, che alla fine ho raffazzonato un po' di pensieri e sensazioni qua e la e li ho buttati giù alla bell'è meglio.
Credo che l'unico modo per capire il motivo di questa mia difficoltà sia leggere il libro, perché trasmette così tanto che è difficile da spiegare a parole. 

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :