Regia di Pier Paolo Pasolini
con Franco Citti (Vittorio Cataldi detto Accattone), Franca Pasut (Stella), Silvana Corsini (Maddalena), Paola Guidi (Ascenza), Adriana Asti (Amore), Adriano Mazzelli (il cliente), Francesco Orazi (il burino), Roberto Scaringella (Cartagine), Mario Cipriani (Balilla), Franco Marucci (Franco), Elsa Morante (una detenuta), Sergio Citti (il cameriere).
PAESE: Italia 1961
GENERE: Drammatico
DURATA: 116′
Periferia romana. Quando la prostituta che lo mantiene finisce in carcere per colpa sua, Vittorio Cataldi detto Accattone conosce la fame. Per amore di un’altra donna cerca di rigare dritto, ma alla fine sceglie la via – più semplice e meno faticosa – dell’illegalità: finirà ucciso durante una fuga.
Esordio cinematografico di Pasolini, ispirato alle sue opere letterarie. Film spietato, senza speranza, che attraverso il racconto della miseria e dello squallore dei sobborghi romani mette in luce l’inconsistenza della coscienza sottoproletaria italiana: Accattone non agisce per cambiare la propria condizione perché pensa che essa sia colpa degli altri. E in parte lo è, anche se non di quelli come lui e che lui incolpa: la sua condizione sociale non può cambiare perché è il prodotto dei poteri forti, e nessun innalzamento è dunque possibile. Per questo è un film verista, seppur in maniera diversa rispetto al verismo di Verga: il colpevole (o i colpevoli) ci sono, e la colpa non è affatto del destino e dell’ineluttabilità delle cose. Per questo il film fu censurato, ritirato (in tv passò nientemeno che nel 1975, anno della morte di P.) e osteggiato da quella stessa classe politica che il regista, velatamente ma implacabilmente, attaccava. Nonostante sia un’opera prima, rivela uno stile preciso che Pasolini amplierà nei lavori successivi: molti riferimenti pittorici, uno stile rigoroso e fortemente simbolico (i palazzi a far da sfondo alle baracche, apparentemente più dignitosi ma già anch’essi periferia; i primi piani alla Dreyer che sottolineano l’espressività dei volti per rivelare indirettamente gli sfondi; l’insistenza sulla plasticità del corpo umano rispetto al cemento), la volontà di NON fermarsi davanti a nulla pur di raccontare la verità (alcune scene, come il pestaggio di Maddalena, sono terribili ancora oggi).