Penso alla relazione come un bene prezioso.
Ogni incontro contiene un dono squisito. Tutti, ma proprio tutti gli incontri hanno la potenzialità di un racconto di scoperta.Ascoltare le persone cercando di entrare nella loro visione del mondo è un’infinita ricchezza, per chi la sa coglierle!Ma ascoltare davvero richiede la capacità di limitare il proprio mondo affinché l’altro possa manifestarsi. E per fare ciò è necessario sospendere ogni tipo di giudizio _ usare l’Epochè_ per accettare in modo incondizionato ciò che viene dall’altro. Tutt’altro che facile!Il lavoro di formatrice e di counselor mi porta inevitabilmente a mettermi in discussione su questo concetto e ritengo ancora più interessante poterlo applicare nella vita quotidiana, quando smetto gli abiti professionali per vivere la quotidianità. Vedere come vede l’altro, sentire come sente l’altro, immedesimarsi “come se” fossi l’altro da me al limitare tra l’Empatia e l’identificazione. E’ una continua danza tra me e l’altro da me. Un sentire ricorsivo che non torna mai su se stesso perché, se ce ne diamo la possibilità, questo incontro non ci farà più essere come prima.E’ la varietà della vita, lo splendore e la meraviglia!Scoprire se stessi nella relazione con l’altro. E’ il gioco degli specchi che si svelano e che mostrano l’essenza. E’ la possibilità che ci diamo di vivere una vita autentica e di nutrirci di un cibo che è balsamico per l’anima (da modenese non potevo che citarlo!)E’ alchimia tra storie e percorsi, luoghi dell’anima, del cuore e della mente. Come certi profumi che rimangono impressi lasciandoci qualcosa di intimo.Peccato non avere il tempo quotidiano per vivere tutto ciò! Eppure sento che questa via è necessaria per sistemare i nostri malesseri: solitudine, indifferenza, smarrimento e senso di vuoto che ci fanno consumare la vita con una fame malsana e compulsiva.Aprirsi, come fiore di loto, fare l’amore con la vita e aprirsi alla meraviglia!
La relazione per vivere una vita piena