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Acciaieria Arvedi, domande sull’aumento di produzione

Creato il 10 ottobre 2015 da Cremonademocratica @paolozignani
Acciaieria Arvedi, domande sull’aumento di produzione

Le leggi inducono necessariamente a riferirsi a modelli generici e astratti, quando ogni attività produttiva ha una storia specifica, con un impatto ambientale che viene vissuto direttamente da chi lo subisce. In queste circostanze gli esseri umani non possono sottrarsi a un rapporto di causa-effetto che sono costretti a patire passivamente, come qualunque altro oggetto naturale. Sono esposti a una forza determinante causale che non possono fermare, ma che possono descrivere. Per questo le osservazioni di ambientalisti e residenti - in questo caso alla richiesta di aumento di produzione dell'acciaieria Arvedi - aggiungono alla valutazione prevista dalle norme i caratteri di un'esperienza vissuta personalmente. La conseguenza è che dirigenti pubblici, funzionari e tecnici, politici e azienda, sono ulteriormente chiamati, più che a una valutazione tecnica, a una considerazione sulla qualità dell'ambiente e della vita. La partecipazione delle associazioni e dei residenti direttamente interessati colloca l'industria, grazie alla loro funzione specifica, in una realtà territoriale, non solo in un contesto normativo e politico oltre che in rapporti istituzionali, che si svolgono in una città particolarmente legata alle svariate attività del cavaliere del lavoro Giovanni Arvedi. Museo del violino, casa di riposo ex La Pace, testate editoriali (tv, settimanale, quotidiano cartaceo) fanno capo allo stesso Arvedi, che ha presieduto per alcuni anni e poi sostenuto anche la Cremonese calcio. Difficile allora parlare di ambiente quando si tratta dell'acciaieria di un industriale così influente, tanto più in anni di crisi e di indebolimento degli enti locali. A maggior ragione sono preziose le Osservazioni presentate

La richiesta di aumento di produzione, che prende formalmente il titolo di aggiornamento dei dati di produzione, non risponde, secondo le Osservazioni, ad alcune domande: viene sostituito un forno e non viene dichiarata alcuna forma di compensazione ambientale. Nemmeno vengono forniti dati sull'aumento di produzione... delle scorie. Il territorio di Cavatigozzi e Spinadesco infatti, come anche quello di Crotta D'Adda, dove si trova una discarica, è intaccato da depositi di scorie, sia in via Bastida che in via Riglio, come all'interno dell'acciaieria. Camion vanno e vengono carichi di rifiuti d'acciaieria, talvolta ancora fumanti.

Le Osservazioni pongono domande stringenti anche sul modo con cui si realizzerà l'aumento di produzione: i dati presentati dall'acciaieria sembrano discordanti, tanto che servirebbero non 25 ma 30 colate al giorno in più, con un impatto più pesante sull'ambiente. Dell'attività del forno, e del conseguente incremento dell'attività degli impianti dell'acciaieria, non viene precisato l'impatto acustico, proprio ora che è in corso il piano di risanamento acustico delle aree Nord dell'industria di via Acquaviva. E ugualmente sull'impatto olfattivo mancano informazioni.

Pressante anche un'altra osservazione, che mette in chiaro come l'insieme degli impatti ambientali sugli esseri viventi e sul territorio si sviluppa contemporaneamente, calcolando nel loro complesso tutte le attività dell'acciaieria autorizzate di volta in volta senza mai però valutare l'insieme di tutti gli impatti, che si verificano nei confronti dei residenti come se tutti gli ampliamenti dell'attività dell'acciaieria dal 2007 in poi fossero compiuti contemporaneamente. Il "raddoppio" di via Acquaviva è stato autorizzato solo volta per volta, "pezzo per pezzo", non nel suo complesso. Inoltre l'industria è stata esentata da una Via per volontà della Regione.


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