Accordi internazionali? Sì alla sovranità popolare!

Creato il 15 giugno 2012 da Maxarifay @maxarifay

A sinistra, l’iniziativa «Accordi internazionali: decida il popolo» che voteremo il prossimo 17 giugno proprio non piace. Il PS e i Verdi (assieme al padronato, alla destra liberista e ai manager europeisti) la rifiutano. Naturalmente il fatto che l’iniziativa provenga dalle file dell’Azione per una Svizzera Neutrale e Indipendente (ASNI) di chiara impostazione “blocheriana” non suscita in me e nel Partito Comunista alcun entusiasmo, ma è pur vero che – al di là delle etichette – occorre analizzare la proposta per quello che è e valutare se essa può in qualche modo essere positiva per la collettività.

Non penso che estendere i diritti popolari sia un male, soprattutto su temi importanti e strategici per lo sviluppo del Paese. Proprio il chiamare i cittadini alle urne per votare sugli accordi internazionali è anzi un segnale di ritrovata sovranità popolare (ben prima che nazionale) in un contesto di tutt’altro tipo: sto pensando all’Unione Europea! Gli Stati membri hanno delegato importanti spazi di sovranità politica e monetaria a Bruxelles, con i risultati che sono tutti qui da vedere: francamente non mi sento di considerare ciò un modello da seguire per il nostro Paese. Anzi: l’autodeterminazione di un Paese affinché possa legiferare in maniera indipendente e decidere da solo sui propri soldi è un concetto incontestabilmente progressista. Come comunisti, come partito fieramente ancorato a sinistra, non ce la sentiamo di lasciare alla destra nazionalista questo discorso.

Ci troviamo infatti in una situazione in cui non solo il Consiglio federale, ma l’ampia maggioranza della classe politica borghese e la stessa socialdemocrazia (che ha guidato la diplomazia svizzera per anni!), continua la collaborazione con la Troika, composta da Fondo Monetario Internazionale (FMI), Banca Centrale Europea (BCE) e Commissione europea, senza alcun riguardo per gli interessi collettivi della popolazione. Il governo elvetico agisce di fatto per far recepire passivamente alla Svizzera le normative dell’UE (che qualcuno si ostina a credere riformabile e addirittura progressista), le quali – in questo periodo di crisi soprattutto – sono paragonabili a un suicidio sociale ed economico.

Ancora prossimamente, ad esempio, la Svizzera verserà un contributo finanziario all’FMI, un organismo di strozzinaggio legalizzato il cui unico scopo e quello di aprire i mercati delle economie subalterne alle multinazionali occidentali atte a saccheggiarne le risorse (e a creare guerre!). Senza parlare dell’ancoraggio Franco-Euro, che ha di fatto reso la Svizzera un specie di fondo salva-Stati europeo e che, pur di mantenere fisso il cambio, potrebbe portare la nostra Banca Nazionale, se l’Euro dovesse ancora peggiorare, a comprare ingenti quantità della moneta unica già oggi allo sbando, con conseguenti perdite e quindi nuovi tagli nel sociale. E su questo punto anche i sindacati hanno perso la bussola!

Allo stesso modo è da quasi dieci anni che l’esercito svizzero si sta riformando nell’ottica della collaborazione con le alleanze guerrafondaie ben lontane dal concetto di neutralità cui saremmo vincolati. Rendere l’esercito svizzero compatibile alle esigenze delle grandi potenze e integrato nel sistema della NATO (come ancora di recente è successo in Kosovo dove i soldati svizzeri stanno di fatto difendendo una situazione di separatismo etnico, illegale dal punto di vista del diritto internazionale!) è semplicemente una follia, anche per nostra stessa sicurezza! A

bbiamo inoltre svenduto la stabilità sociale del nostro Paese accogliendo gli accordi bilaterali che non solo favoriscono il dumping salariale nel mondo del lavoro, la liberalizzazione dei mercati agricoli, la privatizzazione dei servizi pubblici, ecc.

E proprio per tutte queste situazioni che voterò a favore dell’iniziativa dell’ASNI: essa è uno strumento con cui esprimere sfiducia totale nei confronti della politica estera del governo svizzero, sostanzialmente subalterna all’imperialismo euro-americano.



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