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Accordo al bar fra Salini e Perri per la società mista, e giochi fatti in assemblea dei sindaci senza l’opposizione del Pd

Creato il 31 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Al Barbacco, all’inizio di corso Matteotti, un incontro furtivo, che doveva restare segreto, e il giorno dopo la società mista. Il sindaco di Cremona Oreste Perri ha accettato, dopo molti tentennamenti, la linea del presidente della Provincia Massimiliano Salini: respingere l’esito dei referendum. Se gli elettori votano centrodestra nel 2009, governano Perri e Salini e nessuno protesta. Se gli stessi elettori nel 2011 votano perché l’acqua resti pubblica e il capitale non venga remunerato, non se ne deve tenere conto. Perché?

Perché ci sono affari in gioco, di gran rilievo. L’unico quotidiano cartaceo non lascia parlare chi disturba, trionfa la disinformazione, gli elettori non sempre seguono le tortuose vie della politica. E si ritrovano la società mista.

L’accordo non è stato così trasparente. Il Comune di Cremona ha ondeggiato più volte, esprimendo tramite l’assessore Bordi voti contrastanti nel Cda dell’azienda speciale Ato.

Il deputato Luciano Pizzetti su La Provincia ha indicato al sindaco Perri come proseguire, dopo la contestazione clamorosa in piazza del Comune e il Pd che a giochi fatti abbandonava l’aula: chiedere la convocazione dell’assemblea dei sindaci. Pizzetti ha ribadito la sua nota posizione: è a favore della società mista, ha votato no ai referendum, è deciso a far rispettare il referendum. E ha spiegato al sindaco di Cremona quale iter seguire: l’assemblea dei sindaci. Dove però ci sono sindaci che potrebbero essere discretamente confusi, o anche messi sotto pressione dal rischio della responsabilità penale davanti all’Unione europea. E il ricorso al Tar del Pd dov’è? Pare che si possa risolvere il problema del vizio di forma evocato dal Pd modificando la delibera. Alcuni sindaci hanno letto dichiarazioni pesanti da parte del presidente Ato Denti: c’è il rischio di una denuncia penale per chi non depura le acque entro un certo termine (il 2015). Documenti scritti sull’avvio di queste procedure europee di preinfrazione non se ne vedono.

Ma si parla anche di pizzettiani all’Aem e all’Aemcom (il presidente Albertoni, poi l’ex Pd Paloschi, approdato a Italia Futura di Montezemolo). Il giro si chiude così. Il Pd prima dei referendum era per la società mista e non ha avuto la sensibilità, come partito, di far proprio con decisione il concetto di “bene comune”, che appare rivoluzionario in un sistema in cui si investe in borsa su qualunque cosa, compreso il prezzo degli alimenti e dunque la qualità di vita delle persone.

E’ il risultato di anni di grande debolezza e incapacità decisionale della politica rispetto all’economia. Difficile meravigliarsi. Nel cuore dei politici il concetto di “bene comune” non entra, salvo alcune rare eccezioni: è il risultato di tanti anni di deformazione del ruolo dello Stato, di prevalenza della finanza e dello stesso problema di finanziamento della politica nella società dei massmedia.

Fa eccezione, in peggio, anche Cremona, unica provincia lombarda a non aver rispettato sinora il referendum.


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