Acqua: privatizzare i profitti e socializzare i costi?

Creato il 09 giugno 2011 da Andreaant54

Uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori della norma che nella Legge Ronchi obbliga ad una gestione privatistica delle reti e dei servizi idrici nazionali è l’affermazione apodittica (ovvero che non necessita di prova per la sua evidenza) che solo i capitali freschi dei privati sono in grado di far fronte alle grandi cifre necessarie per ammodernare la rete idrica di gran parte della penisola.

In realtà quanto si afferma non è mai stato supportato da nessuna approfondita analisi costi – benefici del settore. Quello che sicuramente è avvenuto in questi ultimi anni, come testimoniato dai cittadini di molti comuni italiani, è che di fronte ad un consistente aumento delle tariffe idriche il servizio di distribuzione spesso è peggiorato quando è stato affidato a società private.

Che i privati siano così disponibili a spendere ed investire nel potenziamento e miglioramento della rete di distribuzione è infatti tutto da dimostrare. I noti esempi delle ferrovie e anche della gestione delle risorse energetiche rinnovabili dimostrano in realtà proprio il contrario. Il privato (specie se una multinazionale estera) ha solo interesse ad acumulare il maggior profitto possibile e basta. Così il suo profitto non deriva dalla giusta remunerazione del capitale investito, come si vuol sostenere, ma si moltiplica evitando di investire nella rete (che non è sua) o accollando allo stato ( e quindi sempre ai cittadini) il costo necessario alla manutezione delle infrastrutture.

Non è forse vero che l’incremento nella realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici a terra si sia ottenuto principalmente per poter lucrare sui certificati verdi e sui contributi europei? Quindi per poter accedere ai capitali pubblici (e non dei gestori) disponibili nel settore piuttosto che al fine di razionalizzare e integrare la produzione di energia elettrica. Creando così impatti rovinosi sul territorio senza ottenere significativi aumenti della disponibilità di energia. Il Privato sa benissimo che mettere le mani sulle risorse pubbliche è altamente conveniente perchè saranno sempre i cittadini, direttamente con il pagamento del servizio e indirettamente con i finanziamenti pubblici a sostenere i costi (alti) degli investimenti, mentre il profitto, che si valuta nell’ordine del 7%, finirà esclusivamente nelle sue tasche.

inoltre il mercato dei beni essenziali come l’acqua, non è un vero mercato, ma è inevitabilmente monopolistico ed obbligato, perchè nessuno può fare a meno di tale risorsa e quindi assicura a chi lo gestisce un potere quasi assoluto sulle persone, se viene affidato ai privati senza un rigido controllo pubblico.

Spesso invece, ciò avviene con la grigia complicità dei politici nazionali e locali che si adoperano per fare leggi che lungi dall’essere al servizio della qualità della vita dei cittadini, aprono la strada a gestioni equivoche,  producono grandi conflitti d’interesse e servono proprio per deregolamentare l’uso che il privato fa del bene comune.

Guarda caso proprio di queste ore è la notizia che uno dei nuovi sottosegretari all’economia del governo Berlusconi, si è fatto promotore di un’iniziativa legislativa volta ad impegnare il governo nel finanziamento e controllo dell’ammodernamento della rete acquedottistica e fognaria. Il politico in oggetto però, è anche membro del consiglio di amministrazione di una delle maggiori ditte umbre nel settore della costruzione delle tubazioni che in tali reti devono essere impiegate (Corriere della Sera 9 giugno 201; http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=62187773). Fatti gravi come questi sono all’ordine del giorno in Italia e aumenta sempre di più l’assuefazione delle persone alla corruzione pubblica.

Chi istituzionalmente è chiamato a curare gli interessi della collettività persegue invece il proprio esclusivo profitto a danno dei cittadini, possibilmente in silenzio e sottotraccia o, qualora non fosse possibile, con abili campagne televisive di disinformazione. E’ inevitabile che le persone oneste che ogni giorno lottano per avere una vita disgnitosa per sè e per i propri figli, non possano più fidarsi delle menzogne che si cerca di fargli credere come vere.

Per fortuna il  referendum sull’acqua e sull’energia sostenuto da migliaia di sottoscrittori è la prova più evidente che quando si vanno a toccare i fondamenti della vita di ognuno, ogni cittadino italiano vuole decidere con la propria testa e utilizzare le sue prerogative costituzionali. Acqua ed energia sono determinanti per la qualità della vita di ognuno di noi. Si possono gestire in molti modi, ma le leggi che l’attuale governo ha cercato fraudolentemente di varare servono solo per far arricchire pochi sulle spalle di molti. In Italia vige ancora, purtroppo, una visione paleocapitalistica della gestione delle risorse e dei beni comuni degna di un paese colonialista che colonizza se stesso.

DUE SI PER ASSICURARE  A TUTTI NOI L’ACQUA PER LA VITA!


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