Acqua Pubblica, il TAR condanna l’ATO idrico di Agrigento
È di ieri sera, infatti, la notizia che il TAR Sicilia Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale l’Ato idrico di Agrigento è stato condannato nel giudizio da questi proposto contro il Comune di Menfi.
Come si ricorderà, l’Amministrazione comunale guidata dall’allora Sindaco Michele Botta non aveva mai consegnato le reti idriche al privato, continuando a gestire in proprio il servizio idrico.
Ed allora, in data 2 agosto 2012, la Giunta comunale con delibera n. 141 provvedeva ad aggiornare le tariffe del servizio vigenti nel comune di Menfi.
Tuttavia, il Consorzio d’ambito di Agrigento, ritenendo illegittima la condotta dell’amministrazione comunale, anche al fine di poter acquisire le reti idriche del Comune di Menfi, impugnava la delibera n. 141/2012 di aggiornamento delle tariffe comunali.
Ed infatti, in data 4 dicembre ’12, il Consorzio d’Ambito di Agrigento proponeva un ricorso innanzi al TAR Sicilia chiedendo l’annullamento di detta delibera ed, al contempo, il risarcimento dei danni al Comune di Menfi.
In data 4 gennaio 2012, si costituiva in giudizio il Comune di Menfi, in persona del Sindaco pro-tempore dott. Michele Botta, difeso dall’avvocatura comunale, chiedendo l’inammissibilità del ricorso presentato dal Consorzio d’Ambito.
Il Tar Sicilia, Palermo, terza sezione, condividendo le censure formulate dal Comune di Menfi, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’Ato idrico affermando, comunque, nella parte motiva della sentenza, rilevanti principi di diritto in tema di gestione dell’acqua.
Infatti, il TAR ha affermato la legittimità dei provvedimenti posti in essere dai comuni – tra i quali il Comune di Menfi – che non hanno consegnato le reti idriche al privato e , soprattutto, il venir meno dell’interesse del privato ad ottenere le reti idriche comunali essendo entrata in vigore la legge regionale n. 2/2013.
Esulta l’ex Sindaco Michele Botta: “Sentenza storica che gratifica le battaglie di tanti anni fatte da associazioni, movimenti, clero e liberi cittadini per la difesa dell’acqua pubblica.
Il ricorso proposto dal Consorzio d’Ambito non era altro che un Cavallo di Troia tramite il quale volevano appropriarsi delle nostre reti. La giunta da me guidata si è opposta, anche in quell’occasione, conscia del pericolo che correva la comunità.
Nonostante l’Ato lo avesse paventato come “obbligo di legge” – conclude Botta – noi non ci siamo piegati: anche l’istallazione dei contatori sarebbe un obbligo, ma le Amministrazioni vicine al proprio popolo sanno quando opporsi!”