Acque alimentari: libera scelta e libero inganno

Creato il 03 agosto 2013 da Minox @slblog

L’argomento rimane comunque sempre di grande attualità con vivaci dibattiti tra le associazioni ambientaliste (e di consumatori) e le aziende di imbottigliamento, ma tutta la grande quantità di informazioni sversate ad un pubblico non addetto, disorienta il cittadino che non possiede una preparazione specifica sull’argomento.

Sono tipologie di acqua molto differenti tra loro, non solo dal punto di vista normativo, ma soprattutto perché si tratta di processi di trasformazione e di produzione diversi.

Va detto subito che:
- il primo vero problema non è l’acqua in sé, ma l’evidente inquinamento che si attiva nel produrre le bottiglie di acqua destinate alla vendita. I contenitori a perdere stanno invadendo il pianeta, ma anche il conseguente trasporto delle bottiglie e l’energia consumata per il processo produttivo.
- l’altro problema è l’attuale tendenza a considerare l’acqua sempre meno un patrimonio comune e sempre più una merce, tendenza che rischia di portare alla  privatizzazione di questo fondamentale elemento naturale e portarlo nelle mani di pochi.

E’ pertanto necessario cercare di correggere questo approccio
- contrastando con forza gli interessi e le speculazioni di chi, senza scrupoli, è disposto a sottrarre dalla libera fruizione, un bene primario e insostituibile come l’acqua per farne oggetto di guadagno.
- garantire a tutti i cittadini approvvigionamenti di buona qualità a costi accessibili e contenuti.

L’Italia è un paese che tradizionalmente si caratterizza per grande abbondanza di fonti idriche di buona qualità e questa è una ricchezza sulla quale bisogna vigilare affinché non si commettano abusi:
- scoraggiando l’uso indiscriminato delle acque in bottiglia (anche dove l’acqua di rubinetto presenta buone caratteristiche organolettiche)
- informando seriamente il cittadino con campagne serie sulle proprietà e sui criteri d’uso delle varie tipologie delle acque in commercio.

La legislazione attuale regola che le acque del sottosuolo fanno parte del demanio pubblico e sono patrimonio indisponibile, pertanto il loro uso deve essere rivolto prioritariamente all’interesse pubblico.

L’acqua minerale

L’acqua minerale è sempre di origine sotterranea e non presenta alcun trattamento di disinfezione

Era stata usata in passato, come acqua dalle caratteristiche principalmente curative presso gli stabilimenti termali, si assumeva per limitati periodi di tempo e sotto controllo medico, solo in anni recenti se ne è diffuso l’uso come acqua da tavola, in sostituzione dell’acqua distribuita dagli acquedotti.

Sempre più frequentemente i media ne parlano con toni allarmistici, per la possibile presenza di sostanze contaminanti, facendo intendere che vi siano presenti sostanze tossiche.

La realtà è un po’ diversa perché la normativa sulle acque minerali prevede la possibilità di contenere alcuni elementi (minerali) in concentrazioni diverse e generalmente superiori, rispetto alle potabili, proprio perché le specifiche proprietà curative riconosciute, dipendono proprio dalle  caratteristiche della composizione, ma tutto questo è giustificato solo se si considera il presupposto iniziale: uso limitato nel tempo e su indicazione medica.

Alcune acque minerali, per il loro alto contenuto di sali, andrebbero bevute solo in certe occasioni (tipo in estate o in caso di intensa attività sportiva), altre, per il basso contenuto di  sali minerali, andrebbero bevute in determinati periodi (tipo per diete povere di sodio, per favorire la diuresi, ecc…,)  e solo quelle mediamente mineralizzate sarebbero le più adatte al consumo abituale.

Con l’entrata in vigore del Decreto del 29 dicembre 2003 sono stati fissati (per le acque minerali) nuovi limiti, validi a livello europeo, che le hanno sostanzialmente equiparate alle potabili, relativamente ai contaminanti e alle sostanze tossiche.
E’ auspicabile che l’evoluzione normativa, porti ad una più evidente differenziazione tra acque minerali di comune uso come acque da tavola e acque minerali nel senso tradizionale di acque curative, con diversi limiti di composizione.

L’acqua minerale si differenzia da una normale acqua di acquedotto innanzi tutto per la provenienza, rigorosamente sotterranea, per l’assenza di qualsiasi trattamento di disinfezione e perché non può essere trasportata tramite condotta, ma deve essere imbottigliata all’origine il più possibile vicino alla captazione.

L’acqua  di rubinetto

Anche l’acqua di rubinetto può sgorgare da falde acquifere sotterranee di buona qualità. L’acqua distribuita dagli acquedotti può però provenire anche da acque superficiali (fiumi o laghi) ed anche da acque salmastre opportunamente trattate.
Sono comunque acque dove le influenze antropiche possono essere rilevanti e di conseguenza rilevanti saranno le tecnologie dei processi  di trattamento e potabilizzazione.

La variabilità territoriale è comunque davvero notevole.
Basta considerare lo sfruttamento a scopo potabile di grandi fiumi come il Po o l’Arno e di importanti laghi in varie parti d’Italia, in confronto all’uso di acque di origine sotterranea per alcune  Regioni più fortunate.
Per riferirsi alle Marche basta confrontare la città di Ancona che è rifornita da sorgenti sotterranee di ottima qualità, con Pesaro che attinge acqua dal fiume Metauro dopo che si è caricato di scarichi civili e industriali.

Le acque di origine superficiale meno buone subiscono comunque una serie di trattamenti che le rendono assolutamente sicure e prive di batteri o sostanze tossiche, ma hanno il grosso problema del gusto.
Il cloro viene solitamente aggiunto all’acqua potabile non solo per eliminare l’eventuale contaminazione batterica presente alla captazione o per impedire lo sviluppo batterico durante il trasporto attraverso le reti idriche più o meno lunghe e ramificate.

La qualità di un’acqua distribuita tramite acquedotto può pertanto peggiorare durante il percorso, a causa della disinfezione con tutte le sue problematiche, della vetustà delle reti, delle possibili infiltrazioni, ecc. e perdere la gradevolezza, anche senza perdere i requisiti di potabilità.

Sono state proprio le caratteristiche organolettiche scadenti di alcune acque di rubinetto dovute allo stato precario di alcuni acquedotti, uniti alla grande promozione dell’industria e al marketing aggressivo che hanno indotto il consumatore a fare sempre più uso di acqua minerale e a farla diventare la sua acqua abituale, in sostituzione di quella potabile.

Il confronto

L’assenza di trattamenti di disinfezione nelle acque minerali richiede una serie di precauzioni e l’uso di appropriate tecnologie, per la captazione, per il trasporto e per l’imbottigliamento, al fine di garantire la protezione da qualsiasi contaminazione esterna. Le caratteristiche di qualità di queste acque derivano, oltre che dalla composizione, in particolare dall’essere batteriologicamente pure all’origine, dalla gradevolezza e dalla garanzia dell’assenza di prodotti secondari della disinfezione.

Queste sono peculiarità che giustificano spesso la preferenza per le acque minerali, però se da un lato le tubature possono determinare una serie di inconvenienti all’acqua di rubinetto, dall’altro le bottiglie in plastica possono rilasciare, se conservate in condizioni non idonee, alcune sostanze chimiche tossiche o indesiderabili presenti nei polimeri plastici.
La scritta riportata sulle confezioni di acqua minerale, “tenere al riparo dalla luce solare e dalle fonti di calore”, serve appunto ad impedire alterazioni delle materie plastiche e ad evitare il pericolo di contaminazione (tale problematica non  riguarda le bottiglie di vetro).

Un inganno legalizzato

Le acque potabili oggi pereò possono venire distribuite anche tramite confezionamento in bottiglie. Queste acque non devono essere mai confuse con le acque minerali e non possono assolutamente riportare in etichetta la dicitura “acqua minerale naturale” però in genere utilizzano nomi di fantasia atti a creare confusione nel consumatore.
Allora possiamo tranquillamente vedere tra gli scaffali dei supermercati bottiglie allegramente mischiate con dicitura “acqua minerale naturale” o “acqua da tavola” o “acqua da bere”.

L’acqua purificata

Chi infine non ha fiducia dell’acqua di rubinetto, prende in considerazione l’ipotesi di installare un’apparecchiatura che ne migliori le caratteristiche, per utilizzarla come bevanda al posto dell’acqua in bottiglia o per proteggere gli impianti domestici dalle incrostazioni di calcare.

Il Decreto del Ministro della Sanità del 21/12/1990 n.443 disciplina la produzione e l’installazione di tali apparecchiature che non servono a rendere potabile un’acqua inquinata, ma che servono a migliorare alcune caratteristiche organolettiche.
Purtroppo queste attrezzature se non vengono adeguatamente installate o malgestite, potrebbero dare inconvenienti, con peggioramento della qualità dell’acqua erogata e anche rischio di inquinamento.

Qualche soluzione e meno disinformazione

Oggi le crociate che si metteno in atto contro le acque minerali, enfatizzate dai mass media (più attenti al sensazionalismo che non alla correttezza dell’informazione), non aggiungono alcuna indicazione utile al consumatore.

E’ legittimo e comprensibile che un’acqua minerale venga preferita generalmente all’acqua potabile per l’assenza di trattamenti di disinfezione o per motivi di gusto del consumatore, che più o meno la gradisce rispetto all’acqua distribuita nella zona di residenza, ma non, nella maggioranza dei casi e sulla base di requisiti igienici.
In alcune situazioni l’acqua minerale è utile, in altre è superflua, in altre ancora è indispensabile, ma un patrimonio unico come quello italiano (per qualità e quantità di acque minerali), dovrebbe essere molto più valorizzato come risorsa e più sfruttato come ricchezza collettiva.

Sarebbe allora più opportuno fornire al consumatore informazioni più trasparenti, corrette e oggettive, senza interessi di parte e con la volontà di arricchire le conoscenze dei cittadini.

Inoltre il complesso quadro normativo presenta delle pesanti lacune in vari aspetti ed è esigenza condivisa dai più quella di intraprendere delle azioni per poter:
- limitare l’invadenza pubblicitaria delle acque minerali e aumentarne invece le informazioni utili;
- incentivare, come per altre filiere alimentari, il consumo di acqua minerale del proprio territorio;
- favorire l’utilizzo di bottiglie di vetro riciclabile;
- regolamentare il settore delle acque confezionate al fine di minimizzare il più possibile l’impatto ambientale;
- razionalizzare la distribuzione delle bottiglie, diminuendo obbligatoriamente i chilometri per il trasporto su gomma, e il conseguente inquinamento atmosferico, pur tenendo conto che la disponibilità di acqua non è la stessa dappertutto;
- impedire il depauperamento delle falde sotterranee a causa di eccessivi sfruttamenti;
- limitare il più possibile i trattamenti consentiti sulle acque minerali e garantire al massimo la purezza originaria.

Occorrerebbe inoltre sollecitare l’adozione di normative antitrust atte a regolamentare le concessioni minerarie, affinchè un bene che appartiene a tutti i cittadini, venga gestito come patrimonio collettivo e non svenduto alla speculazione di alcuni.

Contemporaneamente si dovrebbe chiedere anche più attenzione per il servizio idrico pubblico, sollecitando le Amministrazioni pubbliche ad interventi mirati a lungo termine al fine di:
- rinnovare le reti idriche e diminuirne drasticamente le perdite;
- migliorare la qualità (anche organolettica) dell’acqua di rubinetto;
- tutelare qualitativamente e quantitativamente le falde sotterranee, come risorse idriche privilegiate da rendere disponibili in via prioritaria per l’uso potabile;
- realizzare impianti idrici a doppia tubazione per usi civili, l’uno per convogliare l’acqua potabile di qualità migliore, l’altro per alimentare il resto del fabbisogno domestico e per soddisfare le esigenze dei comparti agricoli e industriali.

In ultimo (non per importanza), è assolutamente necessaria una strategia di riduzione dei consumi e di azzeramento degli sprechi a tutti i livelli, anche del singolo cittadino, non dimenticando mai che l’acqua è fonte insostituibile di vita ed appartiene a tutti gli abitanti della terra, è quindi un dovere di tutti gestirla al meglio e saperla conservare e gestire anche per le generazioni future.

Saluti

Tratto da Asur Marche


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